Sui cieli della Libia vola anche un Predator italiano. E’ la prima volta dall’inizio dell’operazione Unified Protector che l’aereo senza pilota in forza all’Aeronautica Militare, già impiegato con successo in Iraq e in Afghanistan, sorvola lo spazio aereo libico.
L’RQ-1B Predator, sviluppo della versione A già in dotazione alle nostre forze aeree, è un velivolo senza pilota concepito essenzialmente per compiti di ricognizione, sorveglianza e acquisizione obiettivi.
L’Aeronautica Militare ha a disposizione sei RQ-1B Predator che, oltre ai compiti prettamente militari, vengono impiegati nello spazio aereo nazionale con il compito di contribuire alle attività di controllo del territorio e delle linee di comunicazione, nonché nell’ambito della lotta alla criminalità organizzata e all’immigrazione clandestina. Il Predator, nonostante le dimensioni ridotte (misura infatti appena 8,2 metri di lunghezza per un’apertura alare di poco meno di 15), ha un’autonomia che può raggiungere 24 ore “on station”, vale a dire sul “bersaglio”, a 926 km dalla base di partenza, oppure di 40 ore complessive. Può inoltre caricare oltre due quintali di attrezzatura di rilevamento e sorveglianza. Autonomia, controllo remoto e dotazione tecnologica consentono al Predator di operare, senza essere individuato, anche per parecchie decine di chilometri oltre le linee nemiche, e ne fanno quindi una “spia” temibilissima, nonché un supporto preziosissimo tanto per gli altri aerei in volo quanto per eventuali truppe impiegate sul terreno.
Quella del Predator, decollato dal 32° Stormo di Amendola, in provincia di Foggia, per una missione di ricognizione, è la prima missione operativa sulla Libia. Il velivolo è rientrato alla base aerea foggiana dopo un volo di circa 12 ore in territorio libico e sul Canale di Sicilia.
Nell’ultima settimana sono state 34 le missioni aeree in cui sono stati impiegati velivoli dell’Arma Azzurra: assieme al già citato Predator, hanno preso parte alle operazioni anche i caccia F16 Falcon e AMX, gli aerorifornitori KC130J e KC767A e i cacciabombardieri Tornado, gli unici aerei in forza all’Alleanza progettati e costruiti specificamente per individuare ed eliminare postazioni di rivelamento, stazioni radar, centri di controllo e comunicazione, postazioni della contraerea e batterie lanciamissili. Il mandato dell’Alleanza Atlantica ai velivoli e ai dispositivi navali che prendono parte all’operazione è quello di garantire il rispetto della No Fly Zone e mantenere l’embargo dei traffici sui mari antistanti le coste libiche.
A garanzia del controllo e della protezione delle vie marittime, la Marina Militare spiega attualmente nell’operazione di Embargo Navale la nave da assalto anfibio San Giusto, che qualche settimana fa aveva rilevato la portaerei Cavour, e la fregata lanciamissili Bersagliere. Era stata proprio la lanciamissili Bersagliere ad essere fatta oggetto il 3 agosto del lancio di un missile, ancora non si sa se fortuito o premeditato, da parte delle forze militari del Colonnello. Il missile, molto probabilmente un ordigno antiaereo precipitato in mare al termine della sua corsa dopo aver mancato l’obiettivo, era precipitato a circa due chilometri dal punto in cui si trovava la nave italiana, la quale aveva già individuato l’avvicinamento della minaccia e messo in pratica le opportune manovre evasive.