Foto Collettivo Latrones
So bene che nel resto del mondo la situazione non è diversa ma ho l’impressione che un momento così difficile non ci sia mai stato nella storia della Repubblica Italiana.
Certo sono giovane, certo non ho vissuto ai tempi della guerra, ma mi sembra lo stesso di essere in trincea.
Guardo l’Italia e la vedo letteralmente in ostaggio di gente indegna, che ne ha distrutto l’immagine e l’economia a livello internazionale, che nonostante i segnali della catastrofe imminente non vuole mollare la presa, che sembra essere completamente dissociata dalla realtà, e decisa a far crollare Sansone coi Filistei.
Obbligati a vivere in uno “Stato di sospensione“, ora che bisognerebbe fare un sforzo di coesione, siamo pure costretti a sopportare i “deliri secessionisti” della “Padania che non c’è”, e che, a loro volta, non vanno sicuramente sottovalutati.
Quando, questa gente indegna deciderà di farsi da parte, e, paradossalmente, saremo liberi di affrontare la crisi politica ed economica nel senso di provare finalmente ad uscirne (sempre ammesso di essere ancora in tempo), ci piacerebbe sapere in che modo verrà gestita la transizione perché il fatto che a farlo potrebbe essere Confindustria, non ci fa stare certo rilassati.
Una cosa è certa, se questo dovesse significare tagli alla spesa sociale, privatizzazioni, precarizzazione del mondo del lavoro e continuare a costruire opere faraoniche inutili, non ci stiamo.
Se, dovesse significare proporre l’austerity per le popolazioni, mentre le rendite e i privilegi della finanza, dei grandi possidenti e della politica continueranno a non essere toccate, non ci stiamo.
Se, dovesse significare continuare a inseguire il dogma del pareggio di bilancio, cercando di far quadrare i conti della finanza, appesi ai giudizi delle agenzie di rating o dei mercati di borsa, invece di fare i conti con le esigenze e i bisogni dei loro cittadini, non ci stiamo.
E, non ci stiamo nemmeno, se dovesse significare affidare la sovranità democratica alle stesse élite finanziarie transnazionali che prima hanno generato la crisi, poi hanno chiesto di essere salvate dagli stati e ora vorrebbero far pagare il conto a noi, giustificando con lo stato di necessità dichiarato della crisi la privatizzazione della vita delle persone e della natura.
Se, siete “indignati”, “mobilitatevi” per proporre per il nostro paese e per l’Europa “un nuovo modello di sviluppo” basato sulla democrazia reale, la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale.
Il 15 ottobre diamola noi la spallata sociale al governo di Berlusconi e Draghi: per aderire a “Verso il 15 ottobre costruiamo l’alternativa” scrivete a: http://[email protected]