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■ Chi è Fabio Chiusi? Intervistato.com continua con l'intervista a Fabio Chiusi, giornalista e blogger, autore de Il Nichilista e collaboratore di diverse testate, fra cui il settimanale L'Espress...

■ Chi è Fabio Chiusi?

Intervistato.com continua con l’intervista a Fabio Chiusi, giornalista e blogger, autore de Il Nichilista e collaboratore di diverse testate, fra cui il settimanale L’Espresso e il quotidiano online Lettera 43.

Innanzitutto Fabio ci ha spiegato la genesi del suo blog e le motivazioni che l’hanno spinto a cominciare a scrivere ed intraprendere la carriera di giornalista.
Dato che ha conseguito il master all’LSE, non abbiamo potuto non chiedere qualche spiegazione riguardo al modo in cui è vista l’Italia dall’estero, un quadro principalmente improntato sulla mancanza di credibilità del nostro Paese già prima dello scoppio degli scandali sessuali del Presidente del Consiglio.

Uno dei temi che abbiamo trattato da più punti di vista è stato quello dei social media, che per Fabio, come ormai per molti giornalisti, sono la fonte primaria di informazioni, stimoli, notizie, e questo nonostante vi si trovino a volte anche notizie più o meno sbagliate, come nel caso dell’emendamento D’Alia. I recenti eventi che hanno sconvolto l’Inghilterra hanno inoltre portato a un’ulteriore demonizzazione dei social, specialmente Twitter, come testimonia l‘intenzione di Cameron di bloccare i social media in quanto mezzo utilizzato dai rivoltosi anche per organizzarsi.
Anthony Giddens, in un’intervista per Repubblica, sosteneva che i social sono fuori dal controllo della polizia, non sottoposti a censura: dato chiaramente non vero, considerate anche le rivelazioni dell’Espresso sugli accordi sottobanco tra Facebook e il Ministero degli Interni italiano, secondo i quali la Polizia Postale avrebbe il diritto di entrare arbitrariamente nei profili degli oltre 15 milioni italiani iscritti a Facebook, senza un mandato della magistratura e senza avvertire l’utente.

Fabio ci ha dato anche la sua visione riguardo alla situazione politica italiana, caratterizzata, a suo avviso, da una crisi di fiducia in cui il primo passo verso una soluzione sarebbero le dimissioni del governo: un esecutivo che non mantiene le promesse e che sembra fuori dalla realtà, estremamente lontano dalle reali necessità degli Italiani.
Si tratta di un problema di credibilità che secondo l’economista Alesina si estende a tutta la classe dirigente internazionale.
Quelle stesse istituzioni che in teoria dovrebbero essere al servizio del cittadino, in realtà generano non risposte, alzando una barriera tra governanti e cittadini che persino i giornalisti fanno fatica a superare.

Abbiamo chiesto a Fabio anche la sua opinione riguardo ai disordini accaduti negli ultimi giorni in Inghilterra, ma data la complessità della situazione socio-economica del paese, è difficile comprendere a fondo le motivazioni e le ragioni di queste proteste.
A suo avviso c’è poco di politico nelle rivolte, che sembrerebbero piuttosto scatenate da una rabbia cieca e incontrollata di una generazione disperata, con il pretesto dell’uccisione di Mark Duggan. Difficile dire, comunque, che si tratti del fallimento della società multietnica come sostiene Fiamma Nirenstein: bisognerebbe conoscere i fatti per averli vissuti personalmente se si volesse avere un’idea chiara in merito.

E’ importante la mentalità con cui si scende in piazza, è importante non lasciarsi travolgere dalla mob mentality ed avere consapevolezza del significato che la protesta ha.
Nel caso dei referendum, ad esempio, c’è stata quasi una propaganda sui social media per portare i cittadini a votare i 4 sì: la rete ha avuto, dunque, un’influenza (per quanto difficile da quantificare) nel determinare l’esito delle votazioni, contrariamente a quanto affermato da Mantellini nel suo post Riduci a icona.

Abbiamo inoltre parlato di Wikileaks, e delle conseguenze che la pubblicazione dei documenti ha avuto in Italia rispetto ad altre parti del mondo: sfortunatamente in Italia ci si è interessati del fenomeno soltanto quando ha riguardato l’Italia e in particolare il Presidente del Consiglio, mentre notizie ben più rilevanti non sono riuscite a fare breccia; manca soprattutto la consapevolezza della gravità di una situazione in cui le vite e i destini di due persone – Bradley Manning e Julian Assange – sono in gioco.

Infine Fabio ci ha parlato di Anonymous e dell’idea di aprire un social network in cui sia possibile operare in maniera del tutto anonima al fine di scongiurare il rischio di espulsioni o censure, ma per ora sembra che si tratti di un progetto in fase embrionale.

Non ho potuto non chiedere quale fosse la “dieta mediatica” di Fabio, che legge ogni giorno i quotidiani principali, La Stampa, Il Corriere, Libero, Il Giornale, The Atlantic, Foreign Policy, Piovono Rane, Luca Sofri, Hacker News, Non Leggere questo Blog e Il Post.

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