Gabrio CasatiIl parcheggio in Sant’Ambrogio e la NIMBY della “Milano bene”

L’ultimo appello di Italia Nostra contro la realizzazione del parcheggio in piazza Sant’Ambrogio sfiora ormai le 400 firme. Come ricordato nelle pagine milanesi de La Repubblica, la rivolta, scoppi...

L’ultimo appello di Italia Nostra contro la realizzazione del parcheggio in piazza Sant’Ambrogio sfiora ormai le 400 firme. Come ricordato nelle pagine milanesi de La Repubblica, la rivolta, scoppiata alcuni anni fa, è “capitanata” da un nome importante dell’architettura milanese, Cini Boeri.
Proprio Cini Boeri qualche settimana fa tornava ad esprimersi con toni duri, dopo l’annuncio da parte dell’assessore Lucia Castellano dell’impossibilità di fermare il cantiere a fronte della penale di oltre 10 milioni che il Comune sarebbe costretto a pagare ai costruttori. Una ragione che i contestatori ritengono insufficiente e si ostinano a chiedere comunque la fine di ciò che, a loro dire, sarebbe uno “scempio”.
Così Cini Boeri propone addirittura una colletta tra privati per bloccare il parcheggio, affermando addirittura che “Se telefonassi ai miei amici americani o inglesi che stimano i nostri beni culturali milanesi, sono sicura che ci aiuterebbero”.
Marco Vitale, interviene a dare manforte, stavolta dalle pagine de Il Corriere Milano. Secondo l’economista, la “volgare ferita a uno dei luoghi più affascinanti di Milano” non va compiuta, punto e basta, nonostante il parcheggio abbia ricevuto tutte le autorizzazioni del caso (compresa quella della Soprintendenza), il parere positivo di una commissione di esperti, oltre ad un tacito assenso della Diocesi che non sembra così formulare riserve sull’impatto del parcheggio sulla sacralità del luogo.
Verrebbe da chiedersi se lorsignori si siano accorti per esempio che sotto il sagrato del Duomo di Milano (dicasi il Duomo!) sono state costruite ben 2 stazioni di metropolitana, che sotto il sagrato della Basilica di San Nazaro in Brolo c’è un pozzo di ventilazione della linea 3, la quale peraltro sfiora anche il Teatro alla Scala, esattamente come le linee 1 e 2 sottopassano il Castello Sforzesco… l’elenco potrebbe continuare a lungo.
Non risulta che queste realizzazioni – ben più “pesanti” di un parcheggio – abbiano in alcun modo danneggiato né la stabilità di suddetti monumenti, né nuociuto all’estetica dei luoghi soprastanti. Al contrario, la realizzazione della Linea 3 ha consentito l’ottima valorizzazione di piazza San Nazaro in Brolo, grazie al bel progetto di Umberto Riva.
Viene anche da chiedersi dove fossero questi cultori dell’estetica urbana quando piazza Sant’Ambrogio era prima attraversata dai tram e successivamente trasformata in tappeto di latta dal parcheggio di superficie. Mai una voce si alzò a chiederne una valorizzazione, ancor meno qualcuno di offrì di cacciare 10 milioni di euro per riqualificarla.
E a proposito delle disponibilità di questi facoltosi amici inglesi e americani, forse l’arch. Cini Boeri potrebbe fare cosa buona e giusta per la città di Milano, che tanto ama, se li convincesse per esempio a dare qualcosa per i noti problemi della Pinacoteca di Brera che sembrano aver recentemente messo a rischio niente popò di meno che lo Sposalizio della Vergine di Raffaello. Siamo convinti che accoglierebbero la richiesta con molto più entusiasmo se si trattasse di elargire somme per fare qualcosa anziché per non fare qualcosa.
Viene infine da chiedersi a cosa mai potrebbe servire disporre di norme, codici, procedure e organismi tecnici, amministrativi e politici deputati ad assumere decisioni, se poi bastasse la voce di qualche intellettuale con gli agganci giusti per scrivere sui più importanti quotidiani (non si capisce a che titolo, né con quali competenze) per cambiarne gli esiti.
Ma quello che lascia più sconcertati è lo scivolamento di cotanta intelligenza e raffinatezza a livello del “No, No e poi No” così tipico del più irreversibile grado di sindrome NIMBY (Not In My Back Yard). Visto che si parla di “colletta tra privati” (Boeri) e di “sottoscrizione ad hoc” (Vitale) e visto che si tratta di persone notoriamente non prive di disponibilità economica (nonostante la crisi), né di potenti network tra personalità altolocate (gli “amici americani e inglesi”), né di solide competenze professionali, perché non imboccare una strada meno conservatrice, più collaborativa e probabilmente più efficace del puro e semplice “No”?
Perché questi signori non utilizzano più proficuamente il proprio tempo preoccupandosi di mettere a disposizione risorse economiche e professionali per trovare una soluzione tecnica e architettonica eventualmente meno impattante (ma magari più costosa) per realizzare un parcheggio che abbia una migliore compatibilità con quel luogo?

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