In MMX many Italian conurbations have experienced a radical shift in culture with important consequences for architecture in general and for public space in particular. Many important historic structures are being transformed into billboards. In MMX Rome counted sixty historical buildings wrapped by posters. Florence had thirty-seven; Milan 261. Venice had only six, including Palazzo Ducale, which John Ruskin once baptized the ‘central building of the World.’ The Bridge of Sighs showed a new avatar of itself: it had turned into ‘il cielo dei sospiri—the sky of sighs.’ The sighs of prisoners facing a possible death sentence had magically become the sighs of Jullianne Moore for Bulgari jewelry. Other important buildings on the Grand Canal, most notably the Punta della Dogana, got wrapped, perhaps making Venice the most impressive repository of advertisement featured on a grand, almost majestic scale that introduced the prototype of a new ‘city corridor of advertisement.‘
‘AFTER ALL, NO REGRETS’ was the first message greeting visitors as they exit Santa Lucia, Venice railway station looking for the (vanished) S. Simeone Piccolo, a building halfway between Bisanzio and Palladio, almost ‘too good to be true,’ at least for Rudolf Wittkower.
International outrage mounted. Even Norman Foster was convinced to endorse a petition signed by the directors of the most important world-class museums, from MoMA to the Hermitage, asking the Italian government—via its Ministro dei Beni culturali Sandro Bondi—to put an end to the blasphemy by changing the law.
Bondi decided to not reply. The Venetian soprintendente did: ‘We only have six buildings wrapped by advertisement, Milan has 261!’ to which she added: ‘Advertisement is essential for the many restoration projects. I recall, however, posters on the scaffolding even on the British Museum or at the Berlin Neue Museen.’ Unfazed, the Mayor commented: “Do we look like Papuans with a ring at our nose?’
ARE BILLBOARDS ALMOST ALL RIGHT? STILL?
Durante il primo decennio del nuovo millennio molte conurbazioni Italiane hanno sperimentato un cambio culturale radicale con conseguenze importanti per l’architettura in generale e per lo spazio pubblico in particolare. Molti edifici storici importanti furono trasformati in cartelloni pubblicitari. Nel 2010 A Roma si contavano 60 palazzi storici avvolti da poster. Firenze ne aveva 37. Milano 261. A Venezia se ne contavano solo 6, incluso Palazzo Ducale, che John Ruskin definì, giustamente, l’edificio centrale del mondo.
Il Ponte dei Sospiri esibiva (e ancora esibisce) un nuovo Avatar di sé stesso: era diventato il ‘cielo dei sospiri’. I sospiri dei prigionieri destinati a morire erano magicamente diventati i sospiri di Julianne Moore per i gioielli di Bulgari. Altri importanti edifici sul Canal Grande, inclusa la Punta della Dogana, si trovavano avvolti da simili pubblicità. L’insieme rendeva forse Venezia il più impressionante deposito di pubblicità ad una scala maestosa. Un deposito che ad alucni apparve come il prototipo di una nuova tipo: la città come ‘corridoio pubblicitario.’
AFTER ALL, NO REGRETS era il primo messaggio di benvenuto ai (pochi) turisti in uscita dalla stazione di Santa Lucia in cerca di san Simeone Piccolo, un edificio a metà strada tra Bisanzio e Palladio.’ ‘Un sogno troppo bello per essere vero’, almeno per Rudolf Wittkower.
Un grido di dolore e indignazione si levò a livello internazionale. Norman Foster si convinse a firmare una petizione firmata dai direttori dei più importanti musei del mondo—dal MoMA all’Hermitage—per chiedere al governo Italiano—attraverso la figure del Ministro dei Beni culturali Sandro Bondi—di mettere una fine a quest atti blasfemici cambiando la legge sulle pubblicità.
Bondi decise di non replicare. Ma il soprintendente decise di farlo: ‘Ci sono a Venezia solo 6 edifici avvolti da pubblicità. A Milano ce ne sono 261.’ Poi aggiunse: ‘la pubblicità è necessaria per i progetti di restauro. E mi ricordo, comunque, pubblicità anche sulle impalcature del British Museum, oppure sulla Neue National Galerie di Berlino.’
Caustico il commento del sindaco Orsoni: ‘Non ci avranno mica scambiati per dei Papuani con l’anello al naso?’
ARE BILLBOARDS ALMOST ALL RIGHT? ANCORA OGGI?