Dopo la manovra lacrime&sangue la maggioranza pensa al decreto sviluppo per risolvere il problema della flebile crescita italiana. Tremonti, convinto che qualsiasi ipotesi di sviluppo debba essere fatta senza creare ulteriore deficit, sembra essere d’accordo con il senatur, Bossi, di bocciare l’ipotesi condono che agirebbe da stimolo all’evasione. Sono del parere opposto il premier, Cicchitto e La Russa, che intravedono la possibilità di recuperare risorse importanti per finanziare la ripresa economica.
Due forme di condono quindi sono presenti in cantiere; edilizio e fiscale, con il ministro Romani che pensa al miglior modo per attuarle sin da fine settembre. Facendo leva su questo gettito, i massimi esponenti del Pdl, sono convinti di promuovere delle scelte condivise e per nulla impopolari. Pare essergli sfuggito di mente che soltanto una piccola parte dell’ultimo condono -datato quasi un decennio fà- è stata versata nelle casse del Tesoro, così invece di provvedere alla riscossione dei crediti vecchi si finirebbe per fare l’ennesimo regalo a chi ha partecipato alla “gara del più furbo”.
Si finisce a parlare di etica quando si chiede una patrimoniale a chi ha usufruito dei precedenti condoni, o quando s’invoca una tassa sui patrimoni mobili ed immobili(che pure permetterebbe di recuperare una bella quantità di miliardi, a seconda di quanto e come si desidera tassare), tralasciando invece la questione del malcostume di chi ha sottratto miliardi e miliardi all’Erario, depositando capitali all’estero o speculando sulle difficoltà di imprese e Stati.
Invece di continuare a premiare i comportamenti poco ortodossi degli evasori, perchè non rinnovare gli incentivi, che scadono a fine anno, che permettono di investire sull’efficienza energetica degli edifici? Quest’operazione, nello scorso quadriennio, a fronte di una spesa per lo Stato di circa 6 miliardi ha fruttato benefici per 10 miliardi, con una plusvalenza netta di 4 miliardi di euro.
Se poi dobbiamo concentrarci sulle riforme a costo zero, abbiamo la più semplice sotto gli occhi; la liberalizzazione degli ordini professionali, in modo da abolire le tariffe minime e incentivare i liberi professionisti che non dovranno per forza sottostare agli interessi corporativi del “feudatario” di turno. Chissà come la pensano al riguardo l’avvocato-ministro La Russa, la senatrice-architetto Vicari, o il viceministro-ingegnere Castelli.