Gentile Ministro Maria Stella Gelmini, dopo le sue dichiarazioni di sabato – 7 ottobre – al quotidiano La Repubblica, ho riflettuto sulla sua apertura al dialogo con gli studenti. Universitari e scolari, a botta calda hanno trovato una risposta precisa e adeguate motivazioni: “Lei è fuori tempo massimo per X ragioni”. Qualora lei volesse insistere nella volontà di parlare con la popolazione studentesca vorrei suggerirle un approccio metodologico. Prima dell’incontro, eventuale, mi permetto d’invitarla a conoscere un precetto zen, l’atteggiamento dell’ascolto profondo. Una postura fisica e mentale, che propende del tutto nell’assorbire ciò che è detto dall’altro, partecipando senza interrompere del sentire dell’interlocutore, che potrà parlare con la sensazione di essere compreso e di non farlo inutilmente. Poi, dovrebbe dividersi in due, rispondere agli studenti, laureati e ricercatori che si rivolgerebbero al ministro per l’Università e la Ricerca Scientifica, in seguito ai liceali, studenti dei vari istituti superiori, delle medie, elementari e ai piccoli della materna che anche loro avrebbero diritto di parlare con il ministro dell’Istruzione Pubblica. Mi scusi se ho aggiunto la parola “pubblica” ma non mi sembra che gli studenti della scuola privata siano coinvolti nella protesta generale. Cominciamo dai primi, gli universitari. Le parleranno di tutte le volte che le hanno chiesto di essere ricevuti senza successo, tanto che per un’applicazione creativa del principio di sussidiarietà li ha accolti al Quirinale il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Le chiederanno ragione di una riforma universitaria senza finanziamenti, anzi portata avanti con importanti tagli ai fondi ordinari. Lei Ministro è una sostenitrice della meritocrazia e di un modello di eccellenza dell’università, ha istituito un fondo per il merito. Sono d’accordo con lei, ma ho scoperto troppo presto che nel fondo per il merito non c’è un soldo. Nell’intervista di sabato lei dice di aver sollecitato Mario Draghi nel ruolo di Governatore della Banca d’Italia per questo famoso fondo, che non è un fondo ma una fondazione da rimpolpare con sottoscrizioni e finanziamenti privati. C’era un lavoro da fare, l’impulso doveva venire dal ministero, come fanno in altri paesi europei. Chi ha contribuito a questa fondazione, quanti soldi avete raccolto? Si prepari Ministro glielo chiederanno gli studenti universitari. Mi spiace che lei abbia chiamato Draghi solo una volta, io lo avrei fatto tutti i giorni. Mi è capitato di scrivere di scudo fiscale nell’ottobre 2009, dei 5 miliardi che dovevano rientrare per effetto della tassa del 5% sui patrimoni all’estero, lei Ministro promise che almeno due sarebbero stati destinati all’università. Avrebbero dovuto aggiungersi al fondo di finanziamento ordinario di 7 miliardi di euro fermo dal 2005, con un taglio del 20% deciso all’inizio del 2009 al quale è seguito l’annuncio di nuovi tagli nell’estate 2010. E’ stata una bugia a fin di bene o tutta colpa di Giulio Tremonti? Ministro Gelmini, ci sono state molte imprecisioni, gli studenti le chiamano menzogne. Quante io non lo so. Diciamo X. Poi lei dovrà parlare col popolo della scuola di una situazione di caos e dolore, di smembramenti di classi, di mancata messa in sicurezza degli edifici scolastici e di tantissimo altro. Questi scolari soffrono di un deficit di risposte. Quante volte? Diciamo Y. Gentile Ministro se potrà parlare con gli studenti, dovrà per forza dividersi in due, e poi moltiplicare le sue responsabilità prima per X e poi per Y. Per tutte le risposte mancate, le gaffe, le inesattezze e qualche bugia. Spero col cuore, che questa sua apertura al dialogo non sia una strumentalizzazione politica, utilizzando i nostri ragazzi contro il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Tradirebbe il suo mandato, il suo ministero, il più bello, giovane, illuminato dal futuro, importante e vitale per tutti gli esseri senzienti.
10 Ottobre 2011