Io ne vedo tanti di servizi fotografici con le modelle.
Li vedo sulle riviste, come tutti, ma li vedo anche perché lavoro in uno di quei giornali che, pur parlando di tutt’altro, la donna che ammalia in copertina ce la mettono sempre. In copertina, ma anche tra gli articoli.
E quando guardo questi scatti penso a queste ragazze costrette a stare per ore in posizioni assurde. Giorno dopo giorno, sempre lì a contorcersi.
Le mie preferite sono le foto destinate a occupare la doppia pagina.
Di solito, in questi casi, la fanciulla, splendida e semi nuda, è sdraiata su un divano, o qualcosa di simile, ma mica come ci sdraieremmo tutte noi.
Di solito, lei è messa quasi a testa in giù, con le gambe incrociate all’insù, che chissà i crampi, le braccia che nemmeno un contorsionista potrebbe reggere per più di un minuto, sul viso un’espressione tra l’imbronciato e la ninfomania.
E ogni volta resto in bilico tra la pena per loro e l’incontenibile crisi di ilarità che mi assale se inizio a immaginarmi una donna vera, normale (io, per esempio), che dopo aver lavorato tutto il giorno, essere tornata a casa con i sacchi della spesa che tagliano le mani, dopo aver lavato i bambini, preparato da mangiare, riordinato la cucina, mandato a letto figli bizzosi, si mette giù da battaglia e, ribaltata sul divano, aspetta fremente di desiderio l’arrivo del suo uomo.
Come dire, basta un piccolo scarto nella fiducia con cui si guardano per inerzia quelle immagini per vederne tutta la carica grottesca.
L’altro giorno mi sono imbattuta nel lavoro geniale di un’artista spagnola, Yolanda Dominguez, che tutto questo grottesco (questa violenza, in fondo, fatta alle donne) lo ha saputo denunciare in un video esilarante, che dice più di mille saggi di sociologia.
È tutto così meravigliosamente normale lì dentro. Tutto spontaneo. E l’effetto è consolatorio.
Perché alla fine sai che la ragione ce l’hai tu, sovrappeso o troppo magra, stanca e vestita come capita.
E per capirlo, per non soffrire quando ti fanno sentire inadeguata sbattendoti in faccia donne che non esistono come se dovessi essere come loro, basta usare un po’ di ironia.
Basta uno piccolo scarto nello sguardo.
Proprio come quello di Yolanda.