Parlando al mercato e ai media, faccio costantemente riferimento al settembre 2010 come un punto di svolta significativo per il Web in Italia da molte prospettive. Un inflection point appunto. Infatti da quel momento il numero di utenti online è cresciuto di diversi milioni di unità, gli investimenti in comunicazione su Internet hanno registrato una forte accelerazione e la Internet Economy ha assunto dimensioni ragguardevoli anche nel nostro paese. Qualche numero. Gli utenti online in Italia sono ora 30 milioni secondo le rilevazioni di Nielsen Netrating, cioè uno su due. Siamo ancora lontani da UK (oltre l’80% o 50 milioni su 60), ma l’imcremento non è passato inosservato. E, dettaglio non trascurabile, il consumatore italiano è oggi decisamente maturo, competente, disinvolto e alla costante ricerca di convenienza, termine che significa di volta in volta sconti, risparmio di tempo, efficienza, selezione, informazione, scelta e flessibilità. Nulla da invidiare agli omologhi europei e spesso addirittura più avanzato delle aziende e delle istituzioni in termi di online.
Nella comunicazione digitale la spesa complessiva nel 2010 in ha raggiunto il miliardo di euro nelle sue diverse componenti, importo inferiore solo ai comparti televisione e Quotidiani, questi ultimi peraltro in costante calo e destinati a essere superati nei prossimi mesi del 2012. Quindi non più uno strumento di comunicazione marginale e confinato a scopi tattici, ma una soluzione mainstream a tutti gli effetti.
Non da ultimo, l’Internet Economy si attesta oltre il 2% del Prodotto Interno Lordo italiano, valore superiore al settore agricolo e a quello della ristorazione. Ancora più rilevante, per ogni euro incrementale del PIL nei prossimi cinque anni, da 12 a 18 centesimi saranno diretta conseguenza della crescita e dell’espansione dell’Economia Internet. Nessun altro settore produttivo eserciterà un impatto così significativo, tanto da poter definire Internet come un propulsore dell’intera economia nazionale come sta succedendo in molti altri paesi.
Ora passiamo a un secondo inflection point. Il punto di svolta che stiamo vivendo alla fine del 2011 è di natura tecnologica, conseguenza di una serie di innovazioni di recente introduzione. L’ingresso nell’ecosistema del Could Computing è avvenuto in modo garbato, guidato principalmente dalle apps per smartphones, piattaforme iOS e Android. Tutto ciò ha avvicinato i consumatori a una logica di operare Internet centrico senza comportare discontinuità violente, spesso rigettate o affrontate con disagio da chi ha una familiarità limitata con la tecnologia. È poi proseguito indirettamente con la progressiva, ma continua diffusione dei tablet e si sta materializzando con l’introduzione di servizi di varia natura, dal semplice spazio disco a soluzioni architetturalmente più complesse come iTunes Match di Apple, Google Music, Amazon Cloud Drive e Salesforce.com ma di facile utilizzo anche per utenti poco esperti. Ma questo è solo uno dei fattori che stanno contribuendo all’ingresso verso una nuova fase per Internet. L’introduzione delle interfacce multi-touch è a mio avviso l’innovazione tecnologica più rivoluzionaria degli ultimi 4 anni (giugno 2007 con il primo Apple iPhone) ed è destinata a imporre una forte trasformazione non solo nelle interfacce utenti, ma anche nelle logiche di sviluppo delle strategie di comunicazione di aziende e brand. Gli sviluppatori se ne sono accorti già da un po’ di tempo, liberando la propria fantasia e realizzando prodotti sempre più facili anche per consumatori alle prime armi, di fatto estendendo i confini di applicabilità dei prodotti di consumer electronics a una fascia sempre più ampia della popolazione. Prevedere l’applicazione delle interfaccia multi-touch ad altri dispositivi oltre i tablet non richiede molto sforzo, così come immaginare gli effetti benefici conseguenti. YouTube è ricco di video che provano la naturalezza dell’interazione con dispositivi caratterizzati da questo genere di interfaccia e di come la gestualità stia diventando spontanea.
La terza componente che contribuirà nei prossimi mesi a un radicale rinnovamento del modo di comunicare e di interagire con dispositivi di vario genere – dai computer ai tablet, dal dashboard delle auto al televisore di casa – ricade anch’essa nella categoria di quanto definito nel settore come Interfaccia Utente (UI per User Interface). È la voce. O meglio, la capacità di interpretare correttamente una lingua in tutte le sue sfumature, accenti, slang, espressioni idiomatiche e anche errori. Per decenni le maggiori aziende operanti nel settore dell’Information Technology hanno cercato di sviluppare soluzioni affidabili per comprendere il parlato (parlato, voce e lingua sono sinonimi in questo contesto) con risultati inferiori alle aspettative e a quanto servirebbe. In questa fase Google e Apple sembrano avere identificato come indirizzare il problema e risolverlo – sebbene con ancora ampi margini di miglioramento – attraverso soluzioni semplici da usare, convenienti e alla portata di tutti, esattamente quanto serve per sdoganare una nuova tecnologia e renderla mainstream.
Molti video di YouTube dispongono dell’icona CC (Closed Caption) che – una volta attivata – mostra la sottotitolatura dell’audio presente nel filmato. È come se venisse ascoltato il video ed effettuata una trascrizione. Ancora più sofisticato sebbene in versione beta, la conversione automatica da una lingua a un’altra. In questo caso non solo il parlato viene compreso nella sua lingua originaria, ma convertito in un altro idioma scelto dell’utente. Quindi uno speaker che parla in inglese, per esempio, e sottotitolatura in italiano. Potente e semplicemente dirompente nel momento in cui il servizio dovesse raggiungere un livello qualitativo ancora maggiore rispetto a quello attuale. Sempre in questa direzione, chi dispone di un telefono Android può beneficiare dell’applicazione Translate che accetta comandi vocali in una lingua per restituirli in una seconda, a scelta, sia sotto forma di testo che leggendo il tutto. Visti i progressi degli ultimi tempi, a mio avviso non occorrerà attendere ancora molti anni per raggiungere un livello di affidabilità e di qualità complessiva universalmente ritenute eccellenti.
Inoltre, dal 14 ottobre 2011, giorno dell’introduzione di iPhone 4s, la voce è di fatto uno standard di comunicazione con dispositivi elettronici grazie alla presenza di Siri. In questo caso l’interazione con il dispositivo è tale da ritenere d’essere in presenza di una forma concreta di intelligenza che interagisce bidirezionalmente attraverso la voce e compiendo azioni concettualmente sofisticate. La popolarità e la diffusione planetaria dei telefoni Apple non possono che giovare alla progressiva sensibilizzazione e avvicinamento di milioni di persone alla voce.
Quali gli impatti prevedibili di queste tre forze evolutive nel prossimo futuro? Nonostante gli smartphone di oggi siano inconmensurabilmente più potenti dei loro predecessori di soli dodici mesi fa, non sono in grado di svolgere funzionalità complesse come l’interpretazione di comandi vocali o la consultazione di grandi masse di dati. Potrà stupire, ma tutta la “logica” dell’interpretazione della voce non è locale, ma remota. È il modello software dei servizi distribuiti tra uno o più datacenter e il terminale – lo smartphone appunto – quello che consente al consumatore in visita per la prima volta a Seattle di muoversi a proprio agio nelle vie del centro grazie alle mappe e alle indicazioni stradali che compaiono sullo schermo del cellulare, così come individuare lo Starbucks più vicino. Capacità e potenza di calcolo oltre che elaborati algoritmi software da un lato e un’efficiente, pervasiva e veloce connettività dall’altro, i presupposti per ipotizzare uno scenario software innovativo e vantaggioso per i consumatori.
Ma c’è ben altro. La costante diffusione delle interfacce multi-touch mette già oggi in discussione il ruolo dei siti Web concepiti in modo “tradizionale” dovendo prevedere un numero sempre maggiore di interazioni con consumatori che intendono manipolare direttamente le informazioni. In altri termini, se fino a oggi il computer era centrico e il mobiel accessorio, lo scenario sta cambiando a una velocità tale da riconsiderare l’assioma. Il consumo di Facebook da dispositivi mobili costituisce una percentuale di tutto rispetto sul traffico complessivo ed è realistico ritenere che non possa che crescere. Presto quindi domandarsi cosa sia Facebook da un punto di vista di prodotto sarà semplicemente lecito. La mia percezione “storica” prevedeva la presenza di un sito Web vera incarnazione di Facebook e una o più emanazioni mobili per estendere il consumo anche in condizioni differenti dalla presenza davanti a un computer. Presto i volumi saranno ribaltati con conseguente ripensamento di come rappresentare la “vera essenza” di un servizio. Quello di Facebook è solo uno dei tanti possibili esempi per descrivere un trend in atto già da qualche tempo, ma destinato a esplodere a breve.
L’impatto che avrà la diffusione di un’interazione vocale all’altezza delle aspettative è semplicemente devastante. Quello della lingua è l’ultimo baluardo sopravissuto del vecchio mondo basato sulla fisicità. La progressiva digitalizzazione dei contenuti – musica, video, testo, libri, foto – ha ribaltato molte industrie e settori. Pensate alle traduzioni dei libri. Nel momento in cui fossero disponibili soluzioni software di qualità per convertire un testo dalla sua lingua originale in altre, molto cambierà nella catena del valore di questo settore. A beneficiarne saranno indubbiamente i consumatori, così come è facile prevedere un ruolo e vantaggi per chi è capace di raggiungere centinaia di milioni di utenti in tutto il mondo (i distributori digitali). Meno roseo il futuro per chi invece ha fatto della traduzione un perno della propria value proposition. Nessuna intenzione di spaventare alcuno, ma leggere e interpretare per tempo questo segnale “debole” potrebbe risultare comodo per molti business.
Non ci resta che sfruttare già da oggi i prodotti hardware e i servizi software che vengono introdotti a ritmo incessante sapendo che il futuro è più o meno oggi. Modello Cloud, interfacce utenti veramente umane e interpretazione della voce le tre principali forze trainanti dello sviluppo dei prossimi anni.