Una delle esperienze più clamorose della mia vita risale a 15 anni fa, quando mi sono lanciata da un aereo con il paracadute.
Mica da sola, ero in tandem con un istruttore che era anche mio amico: non sono pazza.
Però era stato davvero come perdere il senno per qualche istante.
Era stato come farsi una dose di una droga che però non conosco. Forse un mix di coca, anfetamina, popper, ecstasy e chissà cos’altro. Ma davvero non saprei quale sostanza chimica potrebbe provocare quella botta di adrenalina e poi quello stato di beatitudine durato almeno due giorni che mi hanno travolto durante e dopo il lancio.
So che non l’ho mai più dimenticato e so che, se allora non fossi stata povera in canna, avrei rifatto quel colpo di testa una domenica sì e l’altra pure.
Mi sarebbe piaciuto anche provare il bunjing jumping, anche se credo che lì manchi quella parte di volo lento e sospeso, quando si apre il paracadute, che ti riporta alla sensazione fisica di quando, da bambina, ti fanno fare le capriole in aria, e che ti fa vivere la sensazione che devono avere gli uccelli quando volano e osservano il mondo dall’alto, distanti e divini.
Dopo un po’, però, sono diventata madre e ogni velleità di volare mi è passata. Avere dei figli significa diventare istintivamente più prudenti, o paurosi, perché non devi proteggere solo te stessa dal rischio della morte, ma anche loro da quello di restare soli al mondo. Non ho mai più avuto il coraggio di riprovarci, insomma.
Oggi però mi è capitato di vedere questo video su un gruppo di francesi pazzi che fanno delle cose che quella che ho fatto io è roba da mammoletta. E non è che ho riprovato tutta quella roba descritta sopra, però l’eco di quei brividi mi è arrivato, e queste immagini mi hanno divertito e mi hanno fatto sentire bene e mi hanno raccontato che cosa si intende quando si dice “felicità” (come si sa, quella vera dura pochi attimi).
Qui sotto c’è il trailer, ma per vedere altri filmati si può andare qui. Buona leggerezza: di questi tempi ce n’è bisogno.