Sono tempi duri. Mentre scrivo l’indice MIB della borsa italiana perde quasi il 7 percento. E lo spread tra i BTP italiani e i Bund tedeschi, cioè la differenza tra i rendimenti, ha passato la soglia dei 450 punti. Nel frattempo alle 13:40 il TG1 (massì dai personifichiamolo) si è già largamente stancato di trattare il tema dell’andamento dei mercati finanziari e ci racconta piuttosto del successo della campagna di tesseramento del PdL.
Ed ecco la seconda trovata di cronaca finanziaria del nostro TG1: da un po’ di tempo a questa parte il conduttore si collega con l’inviato alla Borsa di Milano e con quello allo Stock Exchange di Londra e con quello alla Borsa di Parigi e con quello alla Borsa di Francoforte. Il senso della mossa è abbastanza chiaro: mal comune mezzo gaudio.
Qualcuno però spieghi ai redattori economici del TG1 che lo spread positivo e crescente sui nostri BTP significa che lo stato italiano paga sempre di più i suoi creditori rispetto allo stato tedesco. E –a prescindere da aiuti dall’esterno- nel breve-medio-lungo termine condizioni insostenibili di finanza pubblica le pagano i cittadini del paese stesso (cioè noi e le generazioni future) in termini di maggiori imposte e minore spesa pubblica. A meno di andare in default, cioè non restituire tutto ai nostri creditori.
Perché il governo Berlusconi non anticipa larga parte di quanto promesso all’Unione Europea con un decreto legge che esca oggi o domani? Se il tempo non ha premura, forse gli uomini e i mercati ne hanno di più.