Quarta puntata dell’iniziativa de Linkiesta “Non c’è crescita senza…”, tre domande su come far tornare a far crescere l’Italia inviate a professionisti, uomini d’impresa, docenti universitari e politici. Risponde Sebastiano Rizzo, partner di Global Asset Capital Europe LLP. Quali sono le prime due cose da fare? Quali sono gli ostacoli? Quali settori dove l’Italia può essere leader? Negli anni ’50 l’Italia cresceva a ritmi cinesi, negli anni ’70 a ritmi tedeschi e negli ultimi vent’anni senza ritmo. Mai come ora è chiaro che occorre correre ai ripari anche perché al crescere del Pil cala il debito pubblico. Ma cosa occorre fare?
1) Di provvedimenti per favorire la crescita ce ne sono diversi, ma a suo parere quali dovrebbero essere le prime due cose da fare subito?
Aumentare drasticamente la flessibilità del lavoro. Rendere piu efficiente e veloce la giustizia civile. Questi, nella mia esperienza di oltre 15 anni all’estero, sono i due maggiori deterrenti agli investimenti stranieri in Italia.
2) Che ruolo deve avere in questo senso lo Stato? Deve limitarsi a fornire al mercato le regole di cui ha bisogno per funzionare al meglio o deve intervenire direttamente? Se la risposta è la seconda, in che modo dovrebbe attuare questi interventi e in quali ambiti?
Avendo superato le ideologie del secolo scorso, e’ ormai appurato che in medio stat virtus. La presenza dello Stato come guardiano del mercato è essenziale, ma deve limitarsi alle regole. Chi scrive le regole non puo giocare. Esso deve invece intervenire direttamente in altri ambiti come l’ordine pubblico, gli ammortizzatori sociali, la sanità, etc.
3) Quali sono i settori su cui l’Italia deve puntare per uscire dalle secche? Perché questi e non altri?
L’Italia deve puntare sui suoi punti di forza, che sono tanti ma male utilizzati. Il turismo è il nostro petrolio. Ma la qualità del servizio al cliente spesso non giustifica i prezzi e quindi ci fa perdere quote di mercato. L’industria manufatturiera di alta qualità (dalla moda alla tecnologia industriale) e l’industria alimentare (inclusa la ristorazione) hanno grande potenziale di esportazione.