Recentemente mi son trovato a leggere che il fisco italiano è diventato molto più efficiente nel recuperare ciò che gli è dovuto, e molto lo si deve alle procedure di riscossione coattive, tra cuis’annoverano fermi amministrativi e pignoramenti di beni mobili e immobili. Il rischio però, è quello di vedere il meccanismo utilizzato anche dalla magistratura italiana. Così giusto per fare un paragone, nel nostro Paese se hai avvocati buoni(e quindi hai la possibilità di sborsare ingenti quantità di denaro) riesci anche ad evitare qualsiasi pena grazie al sopraggiungere della prescrizione, se non hai di queste possibilità puoi trascorrere un bel periodo “al fresco” in attesa del giudizio.
Identica cosa, rischia di verificarsi con la riscossione dei crediti. Da diversi mesi infatti, è stata la Sardegna, e precisamente i piccoli e medi imprenditori sardi, a guadagnarsi gli onori della cronaca per tutte le “attenzioni” che Equitalia rivolge loro. La situazione è oltremodo drammatica: quasi il 50% delle 160mila partite iva sono indebitate con il fisco per un ammontare di oltre 3 miliardi di euro, nell’ultimo anno circa 3mila aziende hanno cessato l’attività. Gli artigiani e i commercianti sono portati all’esasperazione dai metodi di riscossione; c’è chi è costretto a dover versare 100 euro giornalieri solo per gli interessi, ovvero 36mila euro all’anno più il corrispettivo del debito maturato. Non è un caso dunque che da quelle parti esiste il “muro del suicidio”. numerose le impiccagioni volontarie registrate negli ultimi mesi, secondo il principio che al posto delle “tenaglie del fisco” si preferisce una “morte naturale”.
Ancora più disumano è il caso delle vendite all’asta. E’ capitato che ad un’azienda agricola sono stati sottoposti a sequestro diversi ettari di terreno e il loro casolare di circa 180 metri quadri, al modico prezzo di 150 mila euro, quando poi i titolari hanno speso, dopo anni e anni di sacrifici, più del doppio per costruire quella che era la loro proprietà. Capita inoltre che la prima asta vada deserta, e il prezzo è destinato a scendere ulteriormente, diventando facile preda di sciacalli senza scrupoli pronti a chiudere l’affare(magari riciclando anche denaro sporco, sarebbe la ciliegina sulla torta) a prezzo stracciato.
Si dirà, che chi ha sbagliato è giusto che paghi. Certo, ma allora è giusto che vadano applicati trattamenti univoci, indistintamente dal grado di popolarità e dalla fascia economica degli individui. Come riporta anche il sito nocensura.com, il celebre Valentino Rossi era accusato di aver mancato di dichiarare al fisco circa 60 milioni di euro, rischiando una multa di quattro volte tanto, ovvero di 240 milioni. Pare che se la sia cavata pagando qualcosa come 19 milioni di euro, meno di un decimo del dovuto. Adesso non è che io voglia puntare il dito contro il centauro romagnolo, ma non mi sembra neanche “equo” (per dirla alla maniera dello Stato) riscuotere avidamente e senza nessuna proroga dalle partite iva, per poi comportarsi docilmente con chi evade cifre spropositate. Anche perchè nel caso specifico, si sta mettendo in ginocchio l’intero tessuto produttivo di un’intera Regione per 3-4 miliardi di euro, quando gli italiani vedono salire la pressione fiscale quasi al 50%per colpa dei grandi evasori che sottraggono oltre 120 miliardi allo Stato.