Nemmeno due mesi e la strategia mediatica del centro destra comincia ad essere più chiara. Dalla televisione ai social media, passando per le campagne giornalistiche modello “E’ stata la culona“, l’ex Presidente del Consiglio e la “potenza di fuoco” Pdl/Mediaset (cit. Sartori) cominciano a lanciare i primi flame e a costruire il sentiero comunicazionale per la prossima campagna elettorale.
Un modello che ha dei tratti inediti perché “sotto traccia” e quindi insuale rispetto al modello della permanent campaign (campagna permanente) al quale eravamo abituati. Inedito anche perché attua quello che in psicologia sociale è chiamato “modello euristico sistematico” (Chaiken 1980) dove la persuasione avviene attraverso la costruzione e l’accettazione cognitiva di opinioni forti e rappresentative.
Quindi Il trucco c’è ma non si vede. Ma c’è chi la sa lungua e ha già cominciato a fare le pulci alla strategia tuttora ancora in via di implementazione.
Primo fra tutti Dino Amenduni, che con un articolo dal suo blog lancia i primi segnali:
“Parlando a un pubblico, per il gruppo Pdl-Mediaset è del tutto naturale innervare la strategia di conquista del web non con i politici del Pdl, che non avrebbero alcuna speranza di conquistare consenso se non dopo un lavoro lunghissimo, fatto di mesi di relazione puntuale e quotidiana con i cittadini, ma piuttosto con le stelle della televisione, che godono già di un loro ‘pubblico’ (rieccoci) di riferimento e non hanno dunque bisogno di lavorare sulla propria credibilità”. (Qui il pezzo)
Un po’ come la pubblicità del dentifricio che mette sempre il dentista in camice per dare autorità al proprio messaggio, anche se in questo caso l’autorità è conferita allo star system televisivo italiano.
Ma andiamo oltre. Stamattina mi è capitato di leggere lo storify di Arianna Ciccone, fondatrice dell’International Journalism Festival è cuore del movimento ValigiaBlu, dove viene storicizzato l’arzigogolato giro di walzer delle notizie (e non) che ieri ha preso il sopravvento sull’agenda politico-mediatica italiana: la telefonata che la Cancelliera tedesca Angela Merkel avrebbe fatto al Presidente della Repubblica Napolitano circa le dimissioni di Silvio Berlusconi.
Momenti da incorniciare e da aggiungere, senza grosse titubanze, al processo di costruzione del consenso che sta caratterizzando la riorganizzazione della strategia elettorale e mediatica del Pdl.
La strategia qua è più semplice perché parte da un’ipotesi per poi diventare corollario: prendo un articolo di un noto giornale dotato di credibilità internazionale (il Wall Street Journal), intepreto il contenuto dell’articolo (il WSJ non parla apertamente di richiesta di dimissioni), occupo lo spazio informazionale dei media italiani (basta rileggere le prime pagine di tutti i quotidiani di oggi) e chiudo con il corollario “E’ stata la culona”, ovvero è colpa della Merkel, e non delle condizioni economiche e sociali in cui versa il paese, se Berlusconi è stato costretto alle dimissioni.
In questo caso però credo che la manomissione e il dirottamento del processo di formazione dell’opinione sull’evento Merkel sia avvenuto nelle sue fasi conclusive e quindi “a valle”, quando era chiaro che si poteva strumentalizzare e minare la credibilità della Cancelliera tedesca spostando la memoria storica della dimissioni di Berlusconi su altri elementi che non riguardassero la crisi economica e il cattivo operato del suo governo.
Un po’ come il prestidigitatore che durante il trucco parla con il pubblico oppure sposta l’attenzione su altri elementi della scena.
In entrambi i casi si riprendono dunque le vecchie narrazioni, e si ripropone una costruzione del consenso attraverso un abbassamento della elaborazione cognitiva dei messaggi e una abbreviazione delle euristiche, ovvero le “scorciatoie di percorso” che, in questo caso, focalizzano l’attenzione sulle opinioni di autorità cognitive e su percorsi brevi di intepretazione piuttosto che sulle issues politiche e sociali.
Il Pdl scende dunque in campagna elettorale più o meno in punta di piedi, e lo fa con gli strumenti a loro più congeniali, media e news management e un marketing politico più elaborato e longue durée (di lunga durata). Del resto, il silenzio politico e mediatico del Pdl che ha fatto da sfondo ai primi mesi del governo Monti cominciava a diventare assordante.
Potremmo infine affermare, un po’ ironicamente, che il titolo de Il Giornale “E’ stata la culona” abbia finalmente aperto i giochi di un Pdl ferito gravemente mediaticamente e politicamente.
Prepariamoci ad un 2012 per nulla noioso.
p.s. dimenticavo…auguri di buon anno