Due settimane fa battezzavo questo blog citando Quintiliano e provando a sintetizzare una riflessione sulla satira: una dimensione dell’inconscio, squisitamente nostrana, strumento per smascherare gli altrui (e nostri) vizi e risolvere i conflitti con il nostro antagonista.
Sono poi passato a Seneca, citando uno dei passaggi più potenti del De brevitate vitae, dove viene esaltato il tempo ed il dramma di chi trascorre la propria vita sprecandolo in inconsistenti appetiti ed inutili risentimenti.
Per pura coincidenza, allora, mi sono ritrovato a mettere insieme i due elementi precedenti, la risoluzione del conflitto ed il tempo, tanto che la mia mente è volata indietro nel tempo al mio Liceo Berchet, ad una delle mie prime lezioni di filosofia.
Il mio grandissimo Professore di Filosofia della Prima Liceo Classico fece una lezione indimenticabile su un greco presocratico, vissuto tra il Seicento ed il Cinquecento prima di Cristo: Anassimandro di Mileto.
Tra i pochi frammenti del pensiero di costui ci è pervenuta una straordinaria intuizione (a cui ho voluto dedicare questo post), che è la sintesi del tema della «risoluzione del conflitto», da un lato, e del «trascorrere del tempo», dall’altro lato.
Scrive infatti Anassimandro che «principio degli esseri è l’infinito: da dove infatti gli esseri hanno origine, lì hanno anche distruzione secondo necessità, poiché essi pagano l’uno all’altro il fio secondo l’ordine del tempo».
Discostandosi da una cultura tipicamente politeista ed idolatrica, il genio di Anassimandro anticipa concezioni cosmogoniche di molti secoli successive, individuando un Dio unico (l’infinito), inizio e fine di tutte le cose e di tutti gli esseri viventi.
Secondo Anassimandro, tra il punto di partenza ed il punto di arrivo, le cose e gli esseri viventi sono vittime del perenne conflitto dei «contrari» (il caldo ed il freddo; l’amore e l’odio) e «pagano il fio della colpa» di essersi «staccati» dall’infinito; ma nell’infinito ineluttabilmente ritorneranno.
Trovo l’intuizione straordinariamente moderna: un infinito dal quale tutti noi indistintamente siamo nati e verso il quale tutti noi indistintamente stiamo ritornando.
Si potrebbe dunque trarre dei benefici da questo assunto.
Visto cioè che è comune il nostro punto di partenza e comune il nostro punto di arrivo, mi viene da pensare che, nel frattempo, di ciò consapevoli, potremmo con uno sforzo reciproco tentare di ridurre il conflitto al quale siamo per natura condannati e fare in modo che il fio da pagare, a nostro carico ovvero del nostro antagonista, diventi magari un po’ più basso.
Χαίρε,
Marco Sartori