Domani iniziano le primarie per il candidato alle elezioni presidenziali USA, con il tradizionale appuntamente nello Iowa, e naturalmente tutta l’attenzione è sull’esito della gara dal lato dei repubblicani.
La maniera tradizionale per prevedere l’esito di una gara elettorale consiste nell’effettuare un sondaggio di opinione presso un campione rappresentativo di elettori. Tuttavia, i casi eclatanti della sfida tra Bush e Kerry nel 2004 e –per quanto concerne l’Italia- quella tra Berlusconi e Prodi nel 2006 mostrano come i sondaggi forniscano talvolta previsioni radicalmente sbagliate. Si badi però ai dettagli della cosa: agli intervistati in un sondaggio si chiede per chi voterebbero oggi: il dato medio sulla percentuale di intervistati che voterebbero per il candidato A, insieme a dati su altri sondaggi precedenti e successivi può essere utilizzato per costruire una previsione sull’esito delle elezioni, non il singolo sondaggio per se stesso. In termini tecnici si tratta di costruire un modello di regressione multivariato (si veda al proposito questo paper di Bob Erikson e Christopher Wlezien)
Mentre i sondaggi perdono un po’ smalto, almeno negli USA vi è un interesse crescente per meccanismi di previsione alternativi, come i cosiddetti “mercati predittivi” (prediction markets): sto parlando di un meccanismo intermedio tra un sistema di scommesse e un mercato finanziario vero e proprio: su questi mercati (ad esempio su Intrade o sugli Iowa Electronic Markets, IEM) si scambiano titoli che pagano un importo fisso di un dollaro se un dato evento si realizza, e nulla in caso contrario. Gli estremi ammissibili del prezzo del titolo ci fanno capire che il prezzo stesso rappresenta la probabilità che –secondo il mercato- l’evento si realizzi. Un prezzo di zero significa che l’evento è giudicato impossibile, mentre un prezzo di uno significa che l’evento è certo.
Supponiamo che il mio intuito o le informazioni di cui sono dotato mi suggeriscano che il prezzo di un dato titolo sui mercati predittivi sia troppo basso rispetto alla probabilità che io soggettivamente attribuisco al verificarsi di quel dato evento: allora ho tutto l’interesse ad acquistare quel dato titolo, contribuendo così al rialzo della quotazione. In questo modo l’informazione di cui gli investitori sono dotati viene incorporata nel prezzo del titolo. Ciò naturalmente non esclude –al pari di un mercato finanziario “normale”- la possibilità di movimenti speculativi nel breve termine: compro un titolo sul mercato predittivo soltanto perché mi aspetto che -per qualche ragione non necessariamente legata ai fondamentali dell’evento sottostante- il prezzo di tale titolo salirà domani.
Un bel grafico dice molto di più di mille parole. Ecco dunque l’andamento temporale dei titoli relativi alla vittoria finale dei diversi candidati repubblicani, ovvero dei titoli che pagano un dollaro se il singolo candidato finisce per essere il candidato repubblicano alle presidenziali. Al momento Mitt Romney sbaraglia tutti, mentre per converso le speranze di Gingrich sembrano davvero scarse, se non nulle.