Una firma di tutto riposo#IoNotai: poche liberalizzazioni all’americana

Come si suol dire: piuttosto che niente è meglio piuttosto. Tuttavia, mi sento deluso dalla scarsa audacia e dal modo in cui il recentissimo decreto “crescitalia” cerca di liberalizzare alcuni sett...

Come si suol dire: piuttosto che niente è meglio piuttosto. Tuttavia, mi sento deluso dalla scarsa audacia e dal modo in cui il recentissimo decreto “crescitalia” cerca di liberalizzare alcuni settori legalmente protetti come quello dei notai e dei farmacisti.

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Da economista, non riesco a vedere nessuna ragione per cui una legge debba fissare a priori il numero di farmacie e di notai presenti in Italia. Se il problema consiste nei requisiti di professionalità richiesti, perché mai la legge dovrebbe stabilire che al massimo vi sono 5000 individui in Italia abbastanza capaci di svolgere la professione? Perché non diecimila? O ventimila?

Non ho una particolare mania per i classici del pensiero economico, ma basta leggere Adam Smith (1) per capire la vera ragione di questi limiti fissi, e di limiti consimili per le farmacie (e per i tassisti): l’obiettivo è quello di restringere l’offerta e di creare posizioni di rendita garantite dalla legge.

E allora, come soluzione migliorativa ma non ottimale, va bene aggiungere altri 500 notai e 5000 farmacie. Ma la soluzione economicamente sensata consiste nell’erodere gradualmente le posizioni di rendita creata dalla legge stessa, facendo sì che i consumatori possano scegliere di acquistare un certo tipo di servizi legali altrove.

Se non ricordo male, la proposta iniziale di Bersani -come ministro dello sviluppo nell’ormai lontano 2007- era di permettere ai cittadini di non passare attraverso un notaio per atti di compravendita di beni immobili sotto un certo valore catastale. Proposta velocissimamente affossata in sede parlamentare. Questa mi sembra invece la strada giusta.

Supponiamo pure che lo stato voglia evitare scelte miopi e/o imprudenti da parte dei cittadini: si segua allora l’approccio del “paternalismo liberista, il quale ad esempio prescrive che i lavoratori siano automaticamente iscritti ai piani pensione aziendali, ma che con un atto esplicito possano scegliere diversamente, ovvero di non aderire al piano.

Stessa soluzione qui: l’acquirente di un immobile (mi verrebbe da dire: qualsiasi immobile, senza limite massimo di valore catastale) se non decide diversamente per la stipula dell’atto viene indirizzato dall’agente immobiliare da un notaio. Tuttavia, con una semplice firma egli può decidere di stipulare l’atto presso un avvocato. Un approccio semplice, “un po’ all’americana”: si dà fiducia al cittadino-consumatore, lo si instrada in una direzione reputata sicura in caso di assenza di scelta, ma gli si permette di scegliere diversamente.

E invece no. Il popolo dei consumatori è davvero così minorenne da non poter scegliere?

(1) Per l’esattezza, in “The Wealth of Nations”, Libro I, capitolo X, Seconda sezione, intitolata “Inequalities occasioned by the policy for Europe”, disponibile qui.

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