Ospito un interessante contributo di Angela Granieri, napoletana che annuncia la manifestazione per impedire la chiusura del museo napoletano d’arte contemporanea, “Madre”.
Angela Granieri
Vabbè buonanotte…risponderei se fossi una “giovane” che scrive per i “giovani”. Ma sfortunatamente faccio parte di quegli “imbalsamati” con cui il direttore Edoardo Cicelyn ha avuto il piacere di parlare all’uscita dall’ultima riunione di Palazzo Regina, per questo dovrò annoiarvi con una decina di righe sulla tragica chiusura del Museo d’Arte Contemporanea Madre, vanto fino a poco tempo fa di modernità e innovazione culturale partenopea.
Una chiusura tragica soprattutto perché riconferma il torpore che pietrifica ancora una volta il senso civico dei napoletani: nell’ultimo giorno di attività solo un manipolo di sognatori al portone per chiedere spiegazioni. Li incontro, sono ragazzi che amano l’arte, niente di più, guidati dallo spirito costruttivo del giovane creativo Luca De Martino. E’ lui a fermare Cicelyn con
domande appassionate. “Perché chiude il Madre? Quale motivazione le hanno menzionato nella lettera di licenziamento? La politica delle serate al museo è stata vincente?” Peccato che le risposte dell’ormai ex direttore sono state
poche e alquanto raccapriccianti.
Non critico la filosofia dell’aprire il museo ad una serie di attività ludiche e sociali, anzi rappresentano una fonte di rinvigorimento del metabolismo museale(basti pensare che in tanti musei e biblioteche di riconosciuta dignità
in Europa e negli Stati Uniti si organizzano eventi e matrimoni nel rispetto dei luoghi e delle loro funzioni), ma affermare “che qualcuno abbia ballato sulla scultura di Serra non me ne può fregare di meno, perché primo non si rovina e secondo sono felice che la vita entri nel museo” mi è sembrata una posizione impopolare quanto scellerata. Quasi penso che il licenziamento se lo
sia meritato, va bene la commercializzazione, va bene il concetto di “vivere” lo spazio museale ma una delle priorità del direttore non dovrebbe essere quella di proteggere le opere?
Sicuramente dietro l’intera manovra c’è l’intento del rinnovamento, del fare tabula rasa delle vecchie consuetudini che hanno guidato la macchina della Regione Campania(non dimentichiamo che il Madre è nel concreto sotto la gestione della suddetta attraverso la Fondazione Donnaregina), lo stesso Cicelyn ci conferma che nell’eventualità di una riapertura il direttore dovrà essere scelto attraverso regolare concorso pubblico e di questo non c’è che gioirsene.
Il punto è che come cittadini non possiamo ignorare e restare inermi di fronte al fatto che queste operazioni presuppongono la chiusura di un museo che ci poneva culturalmente al livello delle capitali europee e che tutto ciò implica il licenziamento dei quaranta dipendenti, la cui attività dovrebbe rimanere estranea alle macchinazioni dell’amministrazione.
Ho ascoltato uno di loro M.A., da domani disoccupato, mentre ci spiegava con una lucidità che gli ho invidiato come la Regione Campania abbia impedito di fatto l’autonomia della Fondazione Donnaregina, attribuendole alla nascita il ridicolo patrimonio di 250mila euro, e come la società cooperativa per cui ha lavorato, Pierreci Codess, abbia solo in parte ricevuto dalla Regione Campania i fondi stanziati di volta in volta da determinate delibere per il pagamento degli
stipendi e delle utenze del Madre.
Per queste ragioni, per la delusione di veder chiudere un grande spazio culturale, per la tristezza di constatare che in città quei pochi baluardi di contemporaneità col resto del mondo prendono il largo, inabissandosi nell’oceano degli artifici politici, accolgo e vi propongo l’invito a manifestare.
Ci porge l’invito Luca De Martino che col suo collettivo artistico “Cioè Dicevo” tenta di far riscoprire la vera essenza dell’arte come mezzo di conoscenza ed evoluzione. Appuntamento all’entrata del Madre, via Settembrini 79, oggi, mercoledì 18 gennaio 2011, ore 9. Vi aspettiamo.