Il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, e il suo primo ufficiale, Ciro Ambrosio, sono stati arrestati e portati nel carcere di Grosseto. Solo qualche giorno fa, in occasione del voto parlamentare sull’autorizzazione all’arresto del deputato Nicola Cosentino, ci hanno fracassato il fracassabile ricordando che il magistrato può disporre l’arresto preventivo in tre casi: pericolo di reiterazione del reato, dell’inquinamento delle prove, di fuga. Che Schettino potesse reiterare il reato andandosene a spasso in nave davanti al Giglio o inquinare le prove manomettendo nottetempo il relitto della Concordia sembra poco probabile. Resta il pericolo di fuga: il magistrato dice che il comandante stava per fuggire all’estero (davvero? il comandante di una nave da 112 mila tonnellate era pronto a tagliare la corda come un qualsiasi bandito da strada? E il suo primo ufficiale? Anche lui per simpatia?). Fosse pur vero, non bastavano, casomai, i domiciliari? Perché Schettino sta in galera?
NON UNO dei garantisti del caso Cosentino che abbia sommessamente chiesto di far uscire il comandante Schettino dal carcere. Garantisti sì, ma a corrente alternata.
PRECISAZIONE AL 17 GENNAIO. Sembrano emergere pesanti responsabilità nel comportamento del capitano Schettino. Questo non sposta di una virgola il senso di quanto ho scritto: la custodia cautelare non è un anticipo di pena.
Se uno è garantista lo deve essere sempre, anche di fronte al peggior farabutto e non solo quando gli fa comodo, magari quando l’inquisito è un suo collega parlamentare. Inoltre, era stato arrestato anche il primo ufficiale: che fine ha fatto? Di lui non si parla più da nessuna parte. È ancora in carcere? È stato interrogato?