Cittadini, non sudditiSul fisco tutti d’accordo ma alle parole non seguono i fatti

In occasione dell'annuale appuntamento di Telefisco, il direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, ha sottolineato come in passato la lotta all'evasione fiscale non sia stata sufficiente...

In occasione dell’annuale appuntamento di Telefisco, il direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, ha sottolineato come in passato la lotta all’evasione fiscale non sia stata sufficientemente al centro dell’attenzione e che, se l’Italia si e’ ritrovata sull’orlo del baratro, dipende anche dai 120 miliardi di evasione annua.
Ha perfettamente ragione.
Fino a meno di una decina di anni fa, l’Italia ha fondato la propria coesione sociale su di un perverso equilibrio al ribasso, fatto di tolleranza verso chi evade le imposte e di tolleranza verso chi sperpera risorse pubbliche.
Negli ultimi anni, i poteri di accertamento dell’Agenzia delle entrate e di riscossione di Equitalia sono stati costantemente implementati: prima da Prodi – Padoa Schioppa – Visco, poi da Berlusconi – Tremonti, infine da Monti – Monti.
In parallelo, sono cresciuti i risultati di recupero dell’evasione fino agli 11 miliardi dello scorso anno e cresceranno ancora.
Sul lato della lotta agli sperperi di risorse pubbliche, invece, siamo fermi all’era pre Equitalia.
Eppure anche il presidente della Corte dei conti ha recentemente ricordato come il costo per la collettività sia stimabile in 60 miliardi di euro.
E, come ha ragione Befera, altrettanto e forse di più ha ragione il comandante generale della Guardia di Finanza, Nino Di Paolo, quando sottolinea che lotta all’evasione e lotta agli sprechi sono due facce della stessa medaglia.
Perche’ allora, se l’Agenzia delle entrate emette un accertamento fiscale, la sua contestazione e’ esecutiva per il 30% anche se il contribuente fa ricorso e i termini di pagamento scadono prima del giudizio, mentre nulla di tutto questo avviene per gli atti con cui la Guardia di Finanza contesta danni erariali a politici, amministratori dirigenti e dipendenti pubblici?
Perché un atto emesso da una pubblica amministrazione può renderti evasore in attesa di giudizio, ma non sperperatore o corrotto in attesa di giudizio?
Dove sono quelle due facce della stessa medaglia su cui, a parole, parrebbe che siamo tutti d’accordo?
Il punto non e’ depotenziare l’Agenzia delle entrate e riportare l’Italia verso quel perverso equilibrio al ribasso che non potrebbe comunque più permettersi, nemmeno se lo volesse, ma avere anche una sorta di Agenzia delle uscite con poteri esecutivi analoghi a quelli dell’Agenzia delle entrate.
Il punto, in definitiva, e’ passare ad un equilibrio al rialzo e abbandonare quanto prima questa pericolosissima fase di pronunciato disequilibrio tra tutela dell’interesse dello Stato ad avere cittadini che pagano il dovuto e tutela dell’interesse del Paese ad avere uno Stato che non chieda più di quel che serve.
Senza equilibrio, la coesione sociale e’ minata in partenza.
La speranza e’ vedere prima o poi qualche provvedimento concreto.
Come, ad esempio, sugli utilizzi delle somme recuperate dalla lotta all’evasione.
Anche su questo punto Befera ha detto cose “da applausi”: devono essere restituite ai cittadini sotto forma di riduzione di tasse.
C’è chi lo sostiene da tempo, ma sino a oggi mai e’ stato fatto, perché lo Stato le ha sempre incamerate per evitare tagli di spesa più incisivi.
E fino a che non sarà fatto, frasi tipo “chi evade mette le mani nelle tasche dei concittadini” saranno sicuramente ad effetto, ma dannatamente poco sobrie.