Musica e pittura. C’è un fil rouge che unisce queste due arti, apparentemente così diverse tra loro? Sembra proprio di sì, almeno a giudicare dal gran numero di musicisti che si sono cimentati, durante la loro carriera, con pennello, tavolozza e cavalletto. “La pittura trasforma lo spazio in tempo, la musica il tempo in spazio” diceva lo scrittore austriaco Hugo von Hofmannsthal. Aveva ragione: dipingere e suonare sono due modi di espressione talmente distanti che, ad un certo punto, diventano complementari, quasi fossero lo yin e lo yang di una stessa unità.
Qualche esempio? Tra i musicisti-pittori ci sono alcuni “insospettabili”. Bob Dylan, che predilige colori accesi e tratti decisi e ha presentato la sua prima personale proprio in Italia, a Torino. Ron Wood degli Stones, che ama ritrarre i compagni di palco Jagger e Richards. O Marilyn Manson che, nella tranquillità della sua abitazione, si dedica ad un ben poco satanico acquarello. E ancora David Bowie, Grace Slick, John Mellencamp, Syd Barrett, Joni Mitchell, Tim Armstrong e altri ancora. Tutti, quando finiscono di suonare, prendono in mano il pennello. Con un’eccezione: Joseph Arthur, cantautore di Akron, Ohio, che realizza i suoi quadri direttamente sul palco, mentre canta e suona.
Bob Dylan
David Bowie
Ronnie Wood (Rolling Stones)
Marilyn Manson
Joseph Arthur
Grace Slick (Jefferson Airplane)
Dee Dee Ramone (The Ramones)
John Lennon
Tim Armstrong (Rancid)
Paul Mc Cartney
Paul Stanley (Kiss)
John Mellencamp
Paul Simonon (The Clash)
Roger “Syd” Barrett