Una sentenza di un giudice di Torino ha condannato Annozero e il giornalista Corrado Formigli al pagamento di 5 milioni di euro per aver “diffamato” uno dei brand della Fiat: detto in parole povere, l’inviato aveva messo in mostra come l’Alfa Mito fosse meno veloce di una Mini Cooper e di una Citroen Ds3, test peraltro già ampiamente collaudato dalla rivista specializzata “Quattroruote”.
Tale servizio è stato sufficiente per la Fiat a chiedere un risarcimento danni nell’ordine di diversi milioni di euro dei quali, due serviranno per pagare il costo della pubblicazione di un estratto della sentenza su “La Stampa”, “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera” e su “Quattroruote”.
Ma adesso, volendo andare oltre l’aspetto giuridico, è chiaro che qualcosa sta cambiando nel nostro Paese, e ciò va in una direzione diametralmente opposta a quella che viene chiamata libertà di stampa. Se ad un giornalista, non viene neanche più permesso di riprendere il giudizio di una rivista di settore, perchè è passibile di una multa salata, allora veramente vuol dire che l’informazione deve essere per forza faziosa.
I media si dovranno dividere in diverse sezioni, senza più far uso di diritto di critica ed esprimere liberamente le proprie opinioni, ma limitandosi a riportare integralmente le parole degli intervistati, in questo caso degli stessi dirigenti della Fiat, onde evitare qualche altro spiacevole licenziamento dai vertici del Lingotto. Se questa è la direzione tracciata da questa sentenza, non ci meravigliamo se nei prossimi anni a venire sarà sempre più difficile fare informazione indipendente e di qualità.