Il bestiario vaticano di questi giorni è popolato di animali molto meno leggendari del grifone, del drago o del basilisco di medievale memoria. In Vaticano si aggirano, innanzitutto, diverse talpe, monsignori o funzionari laici che vivono tra le mura del Palazzo apostolico e degli altri uffici di Curia e sbucano in superficie solo per fare uscire qualche documento riservato. Al contrario di quanto a volte si vuol far credere, le talpe – che ultimamente hanno fornito documenti a Fatto quotidiano, Gli intoccabili, Repubblica e Chi l’ha visto? – sono sempre esistite, come sono sempre esistiti giornalisti capaci di tirare fuori un documento riservato. Dunque, nessuno scandalo. Tanto più che non è scontato che le talpe intrattengano rapporti solo con i giornalisti, e non anche con altre categorie professionali (per fare un’ipotesi, i magistrati).
In Vaticano, poi, svolazzano i corvi. Almeno una ventina, a dar credito ad uno di loro che si è fatto intervistare da Gianluigi Nuzzi nella trasmissione Gli intoccabili su La7. Il primo corvo venne fuori mesi fa, con una lettera di minacce al cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, rivelata da Panorama. Erano i primi segnali di un malumore di Curia poi esploso con il caso di mons. Carlo Maria Viganò, il segretario del Governatorato trasferito come nunzio apostolico negli Stati Uniti. Bertone, oggi, ha inaugurato un centro col simbolo di una colomba dicendo che i corvi vanno lasciati “nella boscaglia”. Ma i corvi – uccelli del malaugurio che si nutrono di carcasse – non hanno probabilmente smesso di diffondere voci sul prepensionamento del principale collaboratore di Papa Ratzinger.
Il Vaticano è inoltre solcato da lupi. Il papa, ha scritto il direttore dell’Osservatore romano Giovanni Maria Vian, è un “mite pastore che non indietreggia davanti ai lupi”. Un linguaggio che richiama quanto lo stesso Benedetto XVI scrisse, citando San Paolo, nella lettera del 2009 ai vescovi di tutto il mondo dopo le polemiche sul vescovo lefebvriano negazionista Richard Williamson: “Se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!”. Il portavoce vaticano, Federico Lombardi, ha sottolineato che le fughe di notizie vengono fuori dopo che la Santa Sede si è impegnata, con Ratzinger, in un’operazione di “purificazione e rinnovamento” sulla pedofilia e di “trasparenza” sullo Ior. Proprio Lombardi, peraltro, è stato vittima di una delle ultime fughe di notizie. Un suo appunto sul caso Orlandi – che, peraltro, conferma la rettitudine morale del personaggio – è stato pubblicato dalla trasmissione Chi l’ha visto?
La categoria meno evidente ma non meno importante, nel bestiario vaticano, è quella dei dinosauri. Animali in via d’estinzione, ma ancora capaci di influenzare equilibri di potere e flussi di notizie. Cardinali e monsignori della vecchia guardia, che – apparentemente dimentichi del Vangelo – si alleano ai nuovi nemici degli attuali vertici vaticani in una sorda guerra per bande. O, magari, cercano di buttarla in caciara per dimostrare che nessuno è senza macchia, che tutti i Pontefici – e tutti i Segretari di Stato – pari sono. Ma così non è. Perché una cosa, nella gran confusione di Vatileaks, è chiara: tutti gli scandali che stanno esplodendo in questi anni – pedofilia del clero, immobili di Propaganda fide svenduti in cambio di appalti, torbidi giri finanziari sui conti correnti anonimi dello Ior, caso Orlandi – non nascono con il pontificato Ratzinger, ma con quello del suo predecessore Wojtyla.