Storia Minimail dolore e basta

La foto di Samuel Aranda che ha che ha vinto il World Press Photo 2012,rappresenta una sintesi pregnante di questo nostro tempo: una donna di cui non si vede il volto tiene un in braccio un giovane...

La foto di Samuel Aranda che ha che ha vinto il World Press Photo 2012,rappresenta una sintesi pregnante di questo nostro tempo: una donna di cui non si vede il volto tiene un in braccio un giovane uomo bianco ferito, di cui non si intuiscono i tratti somatici. Dietro di loro s’indovina il fumo, ma non si vede una scritta, non c’è un segno architettonico che possa far dire dove siamo e chi siano i protagonisti di quest’immagine.
Qualcuno ha detto che questa è estetica e che è il calco della Pietà di Michelangelo.
E’ vero sul piano formale e forse questo allude a una sensibilità di chi ha scattato la foro o di un occhio abituato a percepire il senso della pietà e del dolore attraverso . Ma è un’analisi che non mi convince perché rimane sulla superfici oppure descrive una storia del’occhio in gran parte eurocentrica e cristiana.
A me sembra che il fuoco di quell’immagine, il punto, la cosa che mi colpisce, non sia il tema, ma l’impersonalità dei suoi protagonisti. Questa foto sappiamo dove è stata scattata (a Sanaa durante le rivolte contro il regime) ma i protagonisti non hanno un nome, non hanno un volto definito e dunque non sono individuabili. Per questo, questa foto, come il cinese senza nome davanti al carro armato che tenta inutilmente di superarlo fino a costringerlo a fermarlo, è tutti noi.
In una condizione dove tutti esaltano la propria specificità, dove ognuno mette prima il proprio io davanti e prima di ogni cosa, a me non sembra una scelta estetica, bensì universalistica. Una dimensione a cui non siamo più abituati da tempo.