Se i fratelli Cohen, registi americani impegnati e di spessore, avessero girato nel nostro paese uno dei loro film più recenti, l’avrebbero sicuramente intitolato ‘L’Italia non è un paese per giovani’.
Avere vent’anni, qui e oggi, è difficile. Forse difficile non è il termine adatto. Le incertezze economiche di un sistema ormai logoro, la mancanza di opportunità lavorative e di emersione, unite all’assenza di un principio meritocratico che informi la società, non rendono l’Italia un paese difficile. Lo rendono frustrante e scoraggiante. Una società immobile, retta e chiusa in piccoli gangli di potere inaccessibili e intoccabili, genera rabbia a chi vuole e non può.
È la rabbia del futuro, che grida di essere ascoltata.
I giovani non sono una risorsa, nè un prezioso investimento da proteggere. Siamo, al contrario, una minaccia da esorcizzare. Una giustificazione per non dare diritti. Un nemico da sconfiggere. E le modalità di accesso al lavoro e di selezione della classe dirigente lo testimoniano. Lo provano. Il buon progresso è l’unico strumento lungimirante ed efficiente a nostra disposizione: si allontana dai particolarismi di origine per essere impiegato a servizio di una collettività.
In questa Italia, dalla politica alla società, passando per il mondo del lavoro, tutto è mosso dall’utile personale e dall’arrivismo individuale. Le scelte e le decisioni, anche le più dolorose e sofferte, sono di parte. Rispondono ad interessi dei pochi che hanno in mano la vita dei molti.
L’italia non conosce il progresso; non conosce il benessere dello sviluppo; non ama imparare. Vuole solo comandare. Un paese sull’orlo del baratro sociale ed economico ha un dovere storico e morale, quello di reagire avviando un cambiamento radicale.
Questa volta, in questo reflusso di storia, deve cambiare tutto perchè cambi tutto davvero. Dalla pubblica amministrazione, all’impresa privata; dal potere ai rapporti sociali quotidiani, il merito e la capacità devono essere le guide di una rivoluzione culturale, la nostra.
I buoni propositi, come tutte le idee troppo astratte, non bastano. La vita ce lo ha insegnato. Abbiamo bisogno di possibilità. Possibilità di emergere, di imparare, di farci valere. Di dare nuovo slancio al paese che amiamo. La sofferenza genera energia propulsiva. Per impiegarla al meglio, chi dirige e decide dovrà aiutarci. Solo se avranno il coraggio di accettare la forza delle nostre idee, il Paese saprà ripartire. L’italia con la maiuscola.
Monti ha promesso di cambiare i comportamenti e le abitudini degli italiani. Speriamo ci riesca. La crisi morale, politica e poi economica apre a scenari pericolosi, ma offre anche la possibilità di risorgere e rialzarci da un’abisso sconcertante.