Per Oprah era “The Voice”.
Per il Guinness dei Primati, “l’artista donna più premiata e più popolare di tutti i tempi”.
Per Mariah Carey, “una delle voci migliori ad aver mai abbellito questo pianeta”.
Per un lettore de Linkiesta, “una farfalla che ha volato alto, prima di cadere in una palude”.
Whitney Houston, morta a 48 anni in un hotel di Beverly Hills, era tutto questo: una creatura estremamente fragile, ma capace di tenere in pugno decine di migliaia di persone soltanto con l’incanto della sua voce.
Era un lampo di grazia costantemente proteso sul filo del baratro; un essere umano come tanti, ma con qualcosa di divino dentro. Ecco perché la sua voce mancherà, più o meno consapevolmente, alla maggior parte di noi.