La tragedia della Grecia non è ancora finita. Oggi sarà formalmente attivato il secondo piano di salvataggio della troika (Fmi, Bce, Ue) da 130 miliardi di euro. Ma si sa che non basterà. Servirà un terzo bailout, serviranno altre risorse, serviranno altri sforzi. Ma nel frattempo, si sta consumando anche un’altra storia, altrettanto fastidiosa. Non sono pochi i risparmiatori che hanno comprato, anche di recente, titoli di Stato greci. E il conto alla rovescia per lo scambio titoli è iniziato. C’è tempo fino al 23 marzo per effettuare lo swap per i bond greci emessi sotto la legislazione internazionale. Dopo, i paragoni fra la Grecia e l’Argentina aumenteranno esponenzialmente.
Le mail che continuano ad arrivarmi sono tutt’altro che positive. C’è la professoressa che ha investito 45mila euro in bond ellenici, compresa l’obbligazione più discussa degli ultimi mesi, GR0110021236. È il bond da 14,5 miliardi di euro che scade il prossimo 20 marzo, quello che spaventava la Grecia e l’eurozona, dato che Atene non avrebbe avuto fondi per rimborsarlo, senza il secondo piano di salvataggio. Ma c’è anche lo studente che, con i soldi del libretto di risparmio, ha investito in titoli di Stato greci. C’è l’impiegato che ha voluto fidarsi dell’Europa. L’universo degli obbligazionisti che hanno comprato titoli ellenici è variegato. E quasi tutti sono spaesati.
Per tutti i sottoscrittori di bond greci emessi sotto la legislazione internazionale c’è tempo fino al 23 marzo per aderire allo swap. Dopo questa data, non ci sarà più alcuna occasione. I vecchi titoli saranno scambiati con nuovi bond trentennali con un grace period di 10 anni. L’haircut, cioè la svalutazione rispetto al valore nominale, è del 53,5%, circa il 74% in meno se guardiamo al valore di mercato. Sebbene sia oneroso, aderire allo swap è l’unico modo per evitare di perdere tutto. Questo infatti è lo scenario che ha delineato il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, che la scorsa settimana ha detto chiaro e tondo: «O si aderisce allo swap o noi dichiariamo fallimento».
Le alternative, ormai è chiaro, non ci sono. E come ben sintetizza Vittorio Da Rold nel suo blog sul Sole 24 Ore, nei risparmiatori sta crescendo l’idea di essere stati traditi dall’Ue. Lo swap, infatti, è stato iniziato, condotto e concluso (almeno per i bond di diritto ellenico) in maniera poco trasparente e lontana dalle esigenze della gente comune. E dire che la Consob, l’authority di vigilanza sulla Borsa, aveva inviato una circolare a banche e intermediari finanziari al fine di ricordare loro di informare gli obbligazionisti. A quanto sembra, tuttavia, qualcosa è andato storto.