UmamiIl ballo delle accise

Agli insegnanti ci penseremo, intanto beviamoci una birra. Dalla fantasiosa macchina legislativa è uscita anche questa proposta: tassare birre, alcolici intermedi e alcol per assumere diecimila pre...

Agli insegnanti ci penseremo, intanto beviamoci una birra. Dalla fantasiosa macchina legislativa è uscita anche questa proposta: tassare birre, alcolici intermedi e alcol per assumere diecimila precari nella scuola. La connessione tra le due categorie (alcolici e professori) sfugge un po’, se non per un sottile collegamento con il binge drinking (ovvero ubriacarsi fino alle soglie del coma etilico) che più volte è stato additato come il nuovo pericoloso sport praticato dagli adolescenti, spesso alunni di quegli stessi professori precari. La proposta di matrice Pd è stata in realtà abortita in serata e almeno per adesso è ancora possibile bersi una birra al solito vecchio prezzo.
E’ interessante notare come fuori dalle mire del legislatore sia rimasto il vino, nel tentativo di scansare il prodotto leader del nostro settore agroalimentare da un provvedimento così impopolare e proprio alle soglie di Vinitaly. Giusto se visto con gli occhi della produzione, ma non con quello del consumatore: i consumi di birra e vino infatti, anche nel nostro paese, si stanno avvicinando sempre di più (circa 30 litri per la birra e 10 in più per il vino).
La tassa avrebbe inoltre colpito un settore minoritario, ma comunque in forte crescita: quello dei microbirrifici artigianali che già lamentano un carico eccessivo di accise sul loro prodotto finito. Il risultato? La difficoltà di imporsi nella ristorazione dove una bottiglia di birra, venduta al ristoratore intorno ai sette / otto euro, spesso supera nei listini un vino di fascia media. Ma come spesso accade in tema di curiosi balzelli anche questa volta non se ne farà nulla e l’idea della birra è pronta a essere dimenticata. Così come è stata negata dallo stesso ministro Balduzzi, la scorsa settimana durante una conferenza stampa ad Alessandria, la tassa sul junk food. L’idea di una tassa di scopo, seppur già perseguita da altri Paesi, ha un problema di base: la difficoltà di definire quale sia un “junk food”.
E la corsa al balzello più fantasioso continua.

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