BlotQualche consiglio (8, credo) per presentare i propri progetti alle case di produzione – 4) Prendere contatti preliminari

Mandare un'email di presentazione a perfetti estranei non è generalmente una mossa vincente, specie se il vostro nome è del tutto inedito nel settore. Certo, strutturando i materiali da presentare ...

Mandare un’email di presentazione a perfetti estranei non è generalmente una mossa vincente, specie se il vostro nome è del tutto inedito nel settore. Certo, strutturando i materiali da presentare con diligenza, una qualche attenzione verrà data anche a voi, ma scordatevi di finire in cima alla lista delle cose da fare nel planning settimanale del reparto editoriale della casa di produzione.

Il confine tra raccomandazione, segnalazione e presentazione è labile e peloso, ma è alla base del processo televisivo ed è inutile far finta che non esista. Avere dei contatti preliminari al materiale che si presenta sarà utile per farli valutare in tempi più rapidi e con maggiore attenzione, ma escludete categoricamente che possa essere utile a far scegliere il vostro progetto se non sarà ritenuto d’interesse. Troppi soldi saranno investiti, troppe persone fisiche e giuridiche coinvolte, troppo grande il rischio di perdere la faccia con un flop. E non si tratta di semplice orgoglio e prestigio. Produrre un flop significa avere più difficoltà a piazzare le proprie produzioni in futuro, passare spiacevoli periodi di quarantena col committente, quando addirittura non significa chiudere per sempre i rapporti con un’emittente.

I possibili scenari in cui ci si può imbattere alla ricerca di un contatto preliminare sono sostanzialmente 4:

1) Conoscere qualcuno che ci lavora. E’ innegabile che entrare in contatto con il presidente o una figura al vertice di una casa di produzione e illustrargli brevemente il proprio progetto per poi farglielo avere farà sì che, se non altro per cortesia, lo valuterà o lo farà valutare e molto probabilmente vi farà avere pure una risposta. Per prendere contatto con il presidente di una casa di produzione, come per qualunque altra persona, vale la vecchia regola dei 6 gradi di separazione che legano ognuno di noi a ogni essere umano vivente. Fate le vostre ricerche, vedrete che sono tutti più vicini a voi di quanto credevate. Cercate di prendere il contatto in modo discreto, niente poste sotto casa, preferibilmente niente aggressioni durante una cena romantica, niente telefonate di notte… Cercate di illustrargli brevemente il vostro progetto in occasioni istituzionali: fatevi fissare un appuntamento dalla segretaria, anche solo telefonico, oppure presentatevi a ridosso di eventi a cui presenzia, quali festival, congressi o fiere, oppure parlategliene al termine o durante l’intervallo di una docenza in un corso che seguite. Spesso i presidenti delle case di produzione tengono seminari, docenze e corsi privati in scuole di settore, convegni o università.

Allo stesso modo, conoscere qualcuno del reparto editoriale di una casa di produzione sicuramente farà in modo che il vostro progetto sarà letto e valutato, anche se un rapporto d’amicizia potrà dare una certa rilassatezza nei tempi per la risposta, partendo dal principio che “ma sì, Gianni è un amico, capirà che ho lavoro fino al collo e aspetterà”.

2) Farsi introdurre da un agente. Sì, in realtà spesso nel mondo dei professionisti i primi referenti non sono gli autori, ma gli agenti che li rappresentano. Averne uno può essere un investimento da valutare. Sentite i costi, confrontatevi con autori che ne hanno uno, fate qualche telefonata… Occhio però a non cadere in mani sbagliate. Di agenti cialtroni e parassiti è pieno il mondo. Assicuratevi della professionalità dell’agente e soprattutto della sua vicinanza, credibilità e affidabilità agli occhi della casa di produzione a cui si vuole proporre il proprio lavoro.

3) Farsi introdurre da un possibile committente. Questa è la soluzione più ricca, per pochi privilegiati, quasi mai alle prime armi, come invece è il lettore ideale di queste righe, ma ve la scrivo lo stesso ché non si sa mai. Se si conosce qualcuno al reparto fiction di un’emittente, più è importante e meglio è, si può dare vita a una specie di gioco dell’oca: presentare il progetto all’emittente, nella speranza che gli piaccia e che a sua volta lo vada a segnalare a un produttore. Visto che il 70-80% del lavoro di un produttore è proprio quello di far interessare un committente a un progetto (non per mole e complessità delle operazioni, ma per l’importanza vitale che ha questa fase), se l’interesse di un committente c’è già sul nascere ovviamente il produttore non può che guardare al vostro progetto con grande interesse. Lo stesso gioco si può fare individuando un regista di grande spessore disposto a supportare il progetto, o individuando un protagonista o una protagonista di grande richiamo, ma questo vale più per il cinema, e comunque il regista e gli attori sono delle voci nel libro paga del produttore, non un committente, oltre a poter essere visti come una limitazione alla sua libertà decisionale. Insomma, il valore dell’operazione con registi e attori è del tutto differente agli occhi del produttore rispetto all’interessamento di un committente.

4) Presentarsi da soli. E questo purtroppo è il caso più frequente e, devo essere sincero, penalizzante. Se non si conosce personalmente nessuno nella casa di produzione, non si ha un agente che conosce qualcuno là dentro, non abbiamo nessuno che ci presenta… insomma, se bisogna cavarsela da soli, bisogna cercare perlomeno di mettere chi riceverà i nostri materiali in condizione di sapere qualcosa di noi, ovviamente in correlazione ad attività legate al mondo dell’audiovisivo e della scrittura, non quanti figli avete o qual è la vostra marca di detersivo preferita. Quindi: parlare di sé per brevissimi accenni nell’email, allegando un piccolo e apposito curriculum artistico, con scuole e corsi frequentati e filmografia a cui si è collaborato e in quale veste, cercando di giocarsi al meglio le proprie carte. Se non avete alcuna carta da giocarvi, cioè non avete alcuna competenza in materia, né per studi né per esperienze pregresse, mi dispiace spezzare il vostro sogno ma probabilmente non avrete quasi alcuna speranza di veder passare la vostra idea. Io non andrei mai in uno studio associato di architetti a proporre una mia idea di grattacielo, perché di grattacieli non ne so nulla e probabilmente mi farei ridere dietro per qualche errore grossolano e ingenuo. Con questo, non voglio dire che non potrete mai diventare autori televisivi, ma prima dovrete apprendere i segreti del mestiere studiando e facendo esperienza. Certo, esistono geni autodidatti, magari grandi fruitori, con elasticità mentale e una buona penna che sono riusciti istintivamente o studiando da soli ad avere le competenze e le capacità pari a quelle di un autore navigato. Non è da escludersi, qualche volta capitano, e possono dare grandi soddisfazioni. Ma sono rari. L’ideale comunque sarebbe aver modo anche in questo caso di presentarsi di persona o almeno telefonicamente. Se non si crea alcun contatto più diretto, ricordate: è molto più facile ignorare qualcuno che non si conosce piuttosto che uno che rompe le scatole.

Ah, una cosa: parlo sempre di email perché ormai la stragrande maggioranza dei materiali arriva così, e dà un’ampia rosa di possibilità molto apprezzate: avere una copia in digitale da archiviare, su cui scrivere note o di cui utilizzare qualche brano; possibilità di replica del documento all’infinito tanto in digitale quanto, all’occorrenza, in cartaceo; limitazione di spazzatura reale, se vuoi cestinare produci immondizia solo nel cestino del desktop… insomma, l’email semplifica la vita dell’editor ed è generalmente gradita più del cartaceo.

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