Almeno, ho provato ad affittarlo, cioè sono andato alla stazione di polizia di odos Veikou. E le cose non stanno esattamente come la notizia è girata negli ultimi giorni, almeno a detta degli agenti che ho intervistato. Io avevo qui riportato (http://www.linkiesta.it/blogs/diario-di-una-primavera-grecia/visto-e-udito-poliziotti-affittasi) un articolo letto su metro, edizione greca del 9 aprile 2012, che sosteneva fosse d’ora in avanti possibile noleggiare unità della polizia greca per la sicurezza privata. Il Corriere della Sera aveva poi anche riportato l’11 aprile, la stessa notizia con maggiori dettagli (http://www.corriere.it/economia/12_aprile_11/crisi-grecia-poliziotti_ad724020-83c3-11e1-8bd9-25a08dbe0046.shtml). Anche il Corriere riportava l’aspetto più cruciale della notizia, cioè che “i privati o le società presenti sul territorio potranno noleggiare per le proprie esigenze di sicurezza uomini e mezzi della polizia”. Alla polizia, oggi, ho chiesto se quanto letto oggi sui giornali corrispondesse a verità.
Ora, immaginate la scena. Stazione di odos Veikou, nel quartiere di Koukaki, non lontano dall’Acropoli. Un gruppo di ragazzi e una donna, tutti in divisa, in pausa di fronte alla stazione, armati di tutto punto. Mi avvicino ad uno di loro dall’aria abbastanza distesa, che pur contrasta con la mitragliatrice che porta a tracolla, sul giubbotto antiproiettile. Mi identifico solo come non greco e gli chiedo se è vero quanto ho letto sui giornali. Lui sorride e dice: “No, non è come hanno scritto i giornali. Solo grandi istituzioni o compagnie potranno d’ora in poi affittare a pagamento i servizi della polizia. Questo soprattutto per grandi eventi, magari concerti. Cosa che già esiste in forma privata”. Io insisto, chiedendo se il privato cittadino non potrà, come si è detto, affittare sicurezza per la propria protezione. Il poliziotto ride: “no, no, quello non si può fare”. Arriva un altro, pure con mitragliatrice, dall’aria prima insospettita, poi canzonatoria: “perché, vuoi affittare un poliziotto?”. Dunque, valga come precisazione della notizia data in precedenza, non siamo di fronte ad un’involuzione in senso di guardie private della polizia pubblica. E’ davvero solo un tentativo dello Stato di fare cassa, e anzi, “i ricchi” pagheranno un servizio che magari prima pagava lo stato.
Le polemiche dei giorni scorsi sono nate per la paura che la polizia possa trasformarsi in corpi di scherani semiprivati al soldo di chi può permetterselo, mentre la gente comune viene lasciata indifesa. Ora, non so se ad Atene ci sia un “problema sicurezza” in maniera particolare. Certo è diffusa la sensazione, nella gente, che la città sia meno sicura che negli anni passati. Non che sia mai stata la Svizzera (per fortuna!, mi permetto quasi di dire) però ora, mi dicono degli amici, anche in quartieri centrali vige una nuova prassi di chiudere le porte d’ingresso dei condomini quando viene la sera. Dei greci mi hanno detto con particolare enfasi di non andare a fare jogging la sera nel centralissimo giardino Filopappou (la collina accanto a quella dell’Acropoli), perché capita spesso che col buio persone vengano assalite. Quello che però ho sentito più spesso accadere sono le classiche truffe ai danni di anziani, a cui viene detto che un loro parente ha bisogno di soldi, e vengono magari addirittura accompagnati al bancomat per prelevarli.
In ogni caso la vita è sempre più difficile ad Atene, e quello a cui poco si pensa sono le dinamiche demografiche che la crisi innesca. Ad esempio, Petros, che aveva una barbieria in odos Erekteou, nella centrale Koukaki, ha chiuso ed è tornato al suo paesino, vicino a Salonicco. Se n’è andato non perché non ce la facesse, ma piuttosto perché affitti, luce etc. nel suo paese costano molto meno rispetto ai prezzi, rimasti ovviamente molto alti, di Atene. Atene era cresciuta in maniera ipertrofica nei 30-20 anni passati, svuotando il resto della Grecia, e ora si vedono segnali di un’inversione di tendenza. La questione della polizia mi pare un problema secondario, nel senso proprio del termine. Certo, se la vita diventa più difficile e più pericolosa, oltre che troppo costosa, la gente tenderà ad andarsene, se già non se n’è andata (e sono tanti, che conosco anche personalmente). Ma il problema sta nella difficoltà della vita. Quello di cui si parla troppo poco è la portata di questi fenomeni di emigrazione, chi verrà a stare o resterà ad Atene, e come vorrà disegnare la città, se deciderà di restare. Insomma, in prospettiva, che cosa può essere, e cosa si vuole che sia di questa città.