Leggere è rockIl deficit linguistico dei giovani italiani

Sono rientrato ieri in Italia dopo quattro giorni trascorsi a Stoccolma, il modo di vivere degli svedesi, la qualità di vita, l'organizzazione del paese mi hanno piacevolmente affascinato, così com...

Sono rientrato ieri in Italia dopo quattro giorni trascorsi a Stoccolma, il modo di vivere degli svedesi, la qualità di vita, l’organizzazione del paese mi hanno piacevolmente affascinato, così come il clima (due giorni fa nevicava) mi ha lasciato interdetto.
Una delle cose che mi ha maggiormente colpito è stata la padronanza dell’inglese da parte di tutta la popolazione.
In quattro giorni io e i miei compagni di viaggio abbiamo parlato con quasi un centinaio di persone e non ci è mai capitato di incontrare qualcuno che non conoscesse l’inglese.
Non solo autisti di autobus, negozianti, ristoratori, ma anche semplici passanti o, cosa che ci ha lasciato sconvolti dell’arretratezza linguistica italiana, perfino gli operai che lavorano per strada.
Entrando in alcune librerie ho notato come, oltre agli scaffali dedicati ai libri in svedese, venisse dato ampio spazio ai testi in lingua inglese. Stesso discorso per molte riviste e free press distribuite in vari punti della città anch’esse in inglese.
Tutto ciò mi ha invitato a riflettere non solo con gli occhi di un turista che si reca nel nostro paese anche per un breve soggiorno e si confronta con un personale turistico linguisticamente impreparato, ma anche sulla conoscenza che gli italiani hanno delle lingue straniere.
Un gap linguistico con gli altri paesi europei preoccupante e davvero sconcertante se si pensa che migliaia di giovani italiani ignorano completamente una seconda lingua.
Un sistema scolastico avanzato dovrebbe proporre la conoscenza dell’inglese quasi allo stesso livello della lingua madre e lasciare la possibilità di scegliere una terza lingua a discrezione degli studenti. Oltre a formare una generazione certamente più aperta mentalmente, i giovani sarebbero dotati di maggiori strumenti per entrare nel mondo del lavoro.

TWITTER @francescogiub

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