Uno dei tanti malcostumi che pervadono il nostro paese, è legato al ruolo della cultura nell’immaginario collettivo. La cultura difficilmente è associata al profitto. Il nostro paese ha il patrimonio artistico più importante al mondo, l’Italia è un museo a cielo aperto, ogni borgo, paese, cittadina nasconde una chiesa, un affresco, un castello ricco di storia, di arte, di vita.
Spesso però questo immenso patrimonio non è valorizzato a sufficienza, abbandonato, lasciato nell’incuria, conteso tra lotte campanilistiche (che davvero ricordano il Medioevo).
In nazioni con un patrimonio artistico notevolmente inferiore al nostro, si investe per creare quasi da zero un turismo culturale, in Italia dove sarebbe sufficiente utilizzare risorse per conservare ciò che già abbiamo, assistiamo ad episodi sconcertanti come il crollo di una domus a Pompei, dei Bronzi di Riace non esposti al pubblico ma stipati in un magazzino.
Quando le nostre istituzioni riusciranno a capire che la cultura porta turismo e il turismo genera economia e profitto, probabilmente dedicheranno maggiore attenzione alla cura del territorio e del suo patrimonio.
L’esempio dei festival letterari è lampante. Il festival letteratura di Mantova porta in pochi giorni in città migliaia di visitatori, segnando il tutto esaurito per alberghi e ristoranti.
Le mostre sono un altro esempio di quanto possa essere fruttuoso per un piccolo comune organizzare eventi ben strutturati e appetibili al grande pubblico. La mostra del Canova a Forlì fece registrare un exploit di visitatori per la città romagnola.
Dimentichiamo l’immagine della cultura finanziata dallo stato, dai partiti, dagli enti locali. Investiamo le risorse in eventi realmente fruttuosi e utili per il territorio che generino profitto, oltre che un considerevole ritorno d’immagine, solo così potremo invertire la tendenza e rendere il nostro paese una nazione conscia del proprio immenso patrimonio.
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