Non sa se potrà festeggiare il primo maggio. Lavora o non lavora? E’ un contribuente o un “abusivo”? Eppure Sasà vorrebbe pagare Irpef e addizionali. Ha vent’anni e nessuna intenzione di entrare nell’esercito dei disoccupati. Con un budget molto vicino allo zero, si lancia in un’avventura imprenditoriale a rischio minimo: una biglietteria. In fondo che ci vuole? Pochi metri quadrati a fronte strada, un computer collegato a internet, il telefono. Depliant, materiale informativo e pubblicitario non deve stamparli lui. Tutto viene fornito da teatri, locali, organizzatori, manager di eventi. E poi ha letto che c’è il Suap, lo sportello unico per le attività produttive. Fai tutto lì: permessi, licenze, autorizzazioni. Nell’era digitale non si fanno più file, si risolve telematicamente. Sasà è bravo col pc, che problema c’è? Ormai tutti i Comuni mettono a disposizione un’infinità di sigle e acronimi: Suap, Scia, Dia e chi più ne ha più ne clicchi. Altolà, dice il registro imprese! Se non mi porti la licenza del Comune non posso iscriverti. Ma il Comune pretende, attraverso il Suap, il certificato del registro imprese. Sasà scopre che c’è un’iscrizione provvisoria.
Che poi serve per la fideiussione assicurativa senza la quale la licenza non arriverà mai. Il Comune tarda a rispondere ed è un problema, perché se non c’è l’iscrizione definitiva al registro imprese la banca si rifiuta di aprirgli il conto corrente. E urge un “pos” (ennesima sigla). La gente vuol pagare con bancomat e carta di credito. Inoltre, Sasà deve bonificare i soldi dei biglietti ai teatri, c’è il limite all’utilizzo dei contanti. Su mille euro incassati, forse cinquanta restano (lordi, nel senso che poi deve pagare le tasse) nelle sue tasche. Un sacco di soldi maneggiati per guadagnare qualcosa e in linea teorica può essere accusato di riciclaggio, Sasà, se non riesce ad aprire il conto corrente bancario.
Chiede al suo commercialista: “Ma in questa situazione, io posso lavorare? Se vengono i vigili urbani a controllarmi, non è che mi multano”? La risposta è l’unica possibile ma priva di senso: “Sei in una zona grigia, se ti controllano, capiscono e chiudono un occhio, è ovvio che non è colpa tua se il meccanismo burocratico si è inceppato”. Ma la prima scadenza sta per arrivare, il 16 maggio c’è da versare l’Iva del primo trimestre. Oddio, ma chi ha partita Iva può pagare le imposte esclusivamente on line attraverso il conto corrente bancario! Per l’on line Sasà si sente tranquillo. Ma il conto corrente non c’è ancora. Insomma, questo contribuente che vorrebbe contribuire, martedì 1 maggio deve festeggiare o no?
Giuseppe Pedersoli