Il tallone d’Achille – Reportage di quattro italiani in GreciaLe elezioni greche: gli altri partiti e i sondaggi

Ieri abbiamo introdotto l’imminente competizione elettorale greca, presentandone i principali partiti politici e i loro leader. Oggi terminiamo questo breve excursus sul voto del 6 Maggio descriven...

Ieri abbiamo introdotto l’imminente competizione elettorale greca, presentandone i principali partiti politici e i loro leader. Oggi terminiamo questo breve excursus sul voto del 6 Maggio descrivendo i programmi politici degli “altri”. Si tratta di sette altri partiti, cinque dei quali di recentissima fondazione, che possono riservare molte sorprese.

I “nuovi” partiti:

  • Greci Indipendenti (ANEL). Si tratta di un partito di nuova formazione, fondato da Panos Kammenos, parlamentare espulso da Nuova Democrazia per essere uno dei protagonisti della fronda in occasione del voto di fiducia sul governo Papademos. Il partito di Kammenos può contare su 10 altri parlamentari fuoriusciti dal partito. Il programma dei Greci Indipendenti è costituito da 89 proposizioni, tra cui spicca l’introduzione della responsabilità oggettiva del ministri dell’Economia e delle Finanze per l’esecuzione corretta del bilancio, al fianco della cessazione dell’immunità dei ministri, dei parlamentari e degli alti burocrati. Oltre a richiedere la cancellazione del memorandum, che Kammenos definisce “illegale”, i Greci Indipendenti hanno a più riprese chiesto che la Germania paghi alla Grecia le riparazioni della Seconda Guerra Mondiale. Kammenos propone inoltre una fortissima riduzione della spesa pubblica (5 miliardi di euro entro il 2013) nell’ottica di spezzare la cinghia di dipendenza della Grecia dai partner internazionali, che a suo dire ne umiliano l’autonomia nazionale.
  • Sinistra Democratica (DIMAR) è invece un partito europeista di ispirazione socialdemocratica fondato nel 2010. Il suo leader è Fotis Kouvellis e 6 parlamentari PASOK, contrari ai piani di austerità, hanno nel Marzo scorso portato a 10 il numero di parlamentari DIMAR. Il partito definisce “conservatrici e inefficienti” le risposte sino ad ora fornite dall’Unione Europea alla crisi dei debiti sovrani e adotta la “modesta proposta” dell’economista Yanis Varoufakis circa il trasferimento dei debiti nazionali alla BCE e l’emissione di eurobond dell’Unione. DIMAR ritiene che l’unica soluzione alla crisi sia quella di un nuovo rilancio del progetto europeista, attraverso la coordinazione delle politiche economiche per eliminare le differenze Nord-Sud e muoversi verso un’Europa federale. DIMAR rifiuta le posizioni sia del PASOK e di ND (favorevoli all’allicazione del memorandum) sia quelle di SYRIZA, KKE e ANEL (contrari al memorandum) e propone il risanamento dei conti pubblici accompagnata da piccoli emendamenti agli accordi attuali per permettere l’accesso a diritti fondamentali quali “sanità, istruzione e cultura”.
  • Il 14 Marzo 2012, l’ex ministra del lavoro Louka Katseli e l’ex ministro dell’Interno Haris Kastanidis hanno fondato KOISY, o “Patto Sociale”, assieme ad altri 6 parlamentari espulsi dal PASOK per aver votato contro il pacchetto di austerità. KOSIY intende “ristabilire la sovranità del popolo sui creditori” e “ottenere l’indipendenza nazionale, la giustizia sociale, la dignità e la solidarietà”. Katseli propone 12 misure per l’economia, alcune delle quali volte a favorire i ceti più deboli della popolazione (riduzione del 20% dei prezzi dei beni di consumo, introduzione di una social card che permetta ai disoccupati di avere sconti fino al 40% su tutti i beni essenziali), e chiede un “Piano Marshall” europeo per lo sviluppo economico greco, da accompagnare a forti incentivi fiscali per gli investimenti esteri in combinazione con un quadro nazionale per lo snellimento delle procedure burocratiche. KOISY propone inoltre una forte ristrutturazione degli apparati statali, per un risparmio di 10 miliardi attraverso una lotta serrata alla burocrazia.
  • Alleanza Democratica (DISY) è stato invece fondato a fine 2010 da Dora Bakoyannis, ex ministro degli Esteri e sindaco di Atene, anch’essa espulsa da Nuova Democrazia per divergenze sulle politiche di salvataggio. DISY conta 4 parlamentari e 1 parlamentare europeo ed appartiene al gruppo dell’ELDR, appartenente all’ALDE. Si tratta infatti di un partito liberaldemocratico di tendenza conservatrice. Coerentemente, Bakoyannis vede lo sviluppo economico greco come necessariamente condotto dall’iniziativa privata e punta su maggiore concorrenza nelle professioni, alla privatizzazione di tute le aziende statali e degli enti pubblici che esercitano attività commerciale, mantenendo la proprietà pubblica delle infrastrutture. Attraverso questi ricavi, uniti a quelli derivanti dall’outsourcing di molte attività statali, DISY conta di fornire liquidità alle imprese pagano gli oltre 7 miliardi di debiti dello stato nei confronti dei propri fornitori. Il programma prevede inoltre una forte revisioni degli incentivi per spingere le imprese a investire e i lavoratori a uscire dalla condizione di non impiego. Lo sviluppo greco, secondo DISY, può e deve passare attraverso la trasformazione del paese nell’ “hub energetico europeo”. DISY dichiara infatti di voler condurre in porto gli impegni presi con l’Europa e chiede un nuovo “Piano Marshall” proposto da una Grecia con una voce forte a Bruxelles.

Gli “altri”:

  • Golden Dawn è un partito di estrema destra. Il suo leader, Nikolaos G. Michaloliakos, ha servito l’esercito sotto la Giunta dei colonnelli ed è stato arrestato per aggressione a un giornalista e, più tardi, per possesso di armi ed esplosivi. Sul sito, è facile trovare croci celtiche e svastiche stilizzate, eppure i sondaggi danno questa formazione in grande crescita, attorno al 5% dei consensi. Il suo programma prevede la risoluzione del memorandum, l’eliminazione dei finanziamenti pubblici ai partiti, nazionalizzazione delle banche cui sono stati concessi aiuti pubblici, arresto immediato ed espulsione di tutti gli immigrati illegali. In termini di politica internaizonale Golden Dawn non si dichiara contrara alla “Europa delle Nazioni” e rivendica alla Grecia Cipro, la Macedonia e la Tracia.
  • Ecologisti Verdi. Anche i verdi, in Grecia, sono contrari al memorandum internazionale, identificandolo nell’ambito di una più ampia politica di “attacchi crescenti all’ambiente”, di crisi sociale oltre che economica. I verdi criticano il “nuovo modello di sviluppo”, fatto di estrazioni minerarie incontrollate, “faraonici all inclusive turistici” e cementificazione del territorio con 700.000 case adibite al turismo internazionale. I verdi non si dichiarano “anti-europeisti” ma chiedono un riorientamento generale dell’economia verso una sostenibile rigenerazione rurale, la cessazione della dipendenza dal petrolio e dal carbone, l’aggiornamento e valorizzazione dei beni collettivi, lo sviluppo e la diffusione dell’innovazione verde in tutte le aree dell’economia.
  • Drasi è un piccolo partito che fa del “buon senso” la propria bandiera politica. Il suo leadere è Stefanos Manos, ex ministro per Nuova Democrazia. Il buon senso, in Grecia, richiede secondo Manos la creazione di un avanzo primario per ripagare parte del debito pubblico, la riduzione degli stipendi degli insegnanti e l’aumento della qualità dell’istruzione, lo sviluppo delle rinnovabili e di un’economia sostenibile, la razionalizzazione degli apparati burocratici.

L’impatto di questi partiti sulle elezioni è del tutto incerto, al momento, ma sarà determinante sugli esiti finali nella composizione del nuovo Parlamento. Il quadro politico greco, infatti, sta vivendo una forte ridefinizione, come si può capire da questo grafico (tratto da Wikipedia) che riporta l’andamento nei sondaggi a partire dal elezioni del 2009.

Oltre alla drammatica perdita di consensi del PASOK, è interessante notare il costante andamento discendente dei due partiti di governo e la quota elettoralmente consistente di molti degli altri partiti minori. Gli ultimi sondaggi (da lunedì non ne sarà più possibile la diffusione) presentano una situazione tuttora incerta, con il tandem New Democracy – PASOK che potrebbe ottenere dai 155 ai 170 seggi sui 300 totali. Ma le sorprese possono essere in agguato.

Le elezioni sembrano tuttavia destinare alla Grecia un parlamento frammentato e una scena politica molto combattuta, con una sinistra molto forte (KKE, SYRIZA e Sinistra Democratica insieme raggiungono quasi il 30%) e un consistente, ma molto eterogeneo, schieramento anti-troika. Che Pericle ce la mandi buona.

(Nicolò)