Una firma di tutto riposoL’economia della rassegna stampa

Detto in termini brutali, il sindacato degli editori (FIEG) vuole che le rassegne stampa governative, in particolare quella della Camera, non siano più accessibili gratuitamente su internet. Non è ...

Detto in termini brutali, il sindacato degli editori (FIEG) vuole che le rassegne stampa governative, in particolare quella della Camera, non siano più accessibili gratuitamente su internet.

Non è necessario essere premio Nobel in (micro)economia per capire il senso di questo argomento: se un numero importante di lettori potenziali è fortemente interessato all’articolo di Pinco Pallino che appare solo sull’edizione cartacea della Gazzetta dei Barbitonsori ma lo trova gratis sulla rassegna stampa della Camera, troverà molto conveniente non comprare il giornale cartaceo.

Pessima notizia per molti giornali, ma soprattutto per piccoli giornali di opinione come l’Unità e il Riformista.

L’argomento economico è semplice ma preciso: la presenza di lettori colti -o meno- che comunque comprano i giornali cartacei nonostante la presenza di una rassegna gratuita non implica l’assenza di lettori potenziali che non comprano l’edizione cartacea esattamente a motivo della presenza della rassegna stampa online.

Intendiamoci: tutte le argomentazioni sul tema del pluralismo hanno un loro senso, soprattutto in una situazione in cui i giornali cartacei sono certamente sussidiati in maniera generosa. Tuttavia, nessuno si lamenta negli USA per il fatto che non esiste -a quanto mi risulta- una rassegna stampa online curata dal Congresso. E gli USA non sono messi così male dal punto di vista del pluralismo.

Una nota intimistica finale: sono il primo che compra molti meno giornali da quando utilizzo in maniera intensiva la rassegna stampa della Camera. Amicus Plato, sed magis amica veritas.

@ricpuglisi

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