UmamiSe la sinistra si spacca sul McDò in galleria

Da Marx a Mc Donald's il passo non è poi tanto grande. Almeno secondo quanto emerso dal recente dibattito in seno alla maggioranza del comune di Milano divisa sullo sfratto a McDonald's in galleria...

Da Marx a Mc Donald’s il passo non è poi tanto grande. Almeno secondo quanto emerso dal recente dibattito in seno alla maggioranza del comune di Milano divisa sullo sfratto a McDonald’s in galleria Vittorio Emanuele. La multinazionale dell’hamburger infatti sarà sostituita da Prada che ha vinto il bando per occupare i locali. Ma il centrosinistra non ci sta: “McDonald’s in galleria – ha detto Mattia Stanzani, presidente della commissione bilancio del Pd – è una presenza “democratica” perché permette a tante persone di potersi sedere nel Salotto di Milano pagando cifre accessibili”. Della stessa opinione anche il collega di partito David Gentili che ha sottolineato come l’addio di McDò rappresenta “uno di meno per il centro della città” che così impoverisce il suo Salotto. Di diversa opinione un esponente di Sel Luca Gibillini che non vuole difendere la multinazionale “che ha rappresentato negli ultimi decenni il modello del fordismo”. E così, mentre si passava dalle considerazioni marxiane a quelle marxiste, il povero McDò, costretto a spostarsi, stava già vagliando alcune nuove ipotesi. Il Pd, invece, convinto di trovarsi di fronte a una nuova casa del popolo, dimenticava le battaglie di uno dei suoi “saggi” che proprio in opposizione al modello McDò (quello del fast food) aveva fondato il suo movimento Slow.
Ed oggi non so se per parte della sinistra sia più di sinistra il cibo raro e sostenibile che fa un po’ gauche caviar o il buon vecchio McDò che dà lavoro a tanti giovani e cibo agli studenti affamati.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club