Psicosi della spia, così la chiamano. È la filosofia del Libano. Quindi attenzione alle macchine fotografiche, che non vanno mostrate in maniera troppo eclatante, poca confidenza con la gente del posto e altre regole di comportamento forse un po’ eccessive. E che soprattutto destano fin troppo sospetto. C’è chi dice che basta essere occidentali per passare, agli occhi del libanese medio, per un agente del Mossad. Mi auguro che l’agenzia di intelligence più efficiente del mondo abbia le sue accortezze per passare inosservata. Non si chiamano barbe finte mica per niente!
E ancora: se ci sono così tanti spioni, perché Hezbollah riesce ad avere sempre la meglio? Già, perché in Libano, oltre alla leggenda delle spie, c’è anche quella per cui la santabarbara del Partito di Dio non sarebbe mai stata così fornita come in questi ultimi anni. Merito in parte dell’Iran, come pure della Siria (pre guerra civile). Missili. Sì, si parla di missili. Chi è esperto corregge, giustamente. Meglio dire razzi. L’apparato di sicurezza del movimento sciita è in gamba, ma non così sofisticato come se fosse un esercito armato di tutto punto. Che poi anche quella dei razzi è una informazione tutta da verificare.
«Non ci sono riusciti gli israeliani, figuriamoci se ce la fa Unifil a scovare gli arsenali!» A dirlo è proprio un libanese (sciita, attenzione!), che fa l’interprete arabo-italiano per i caschi blu. Lui probabilmente ne sa quanto il resto della gente per la strada. E la sua canzonatura non fa una grinza. L’Onu è nel Libano del sud e tutti rispettano questa missione. Però ammettiamolo: se il Paese sta andando verso una certa direzione – democrazia? Stabilità governativa? – è più per la volontà degli elettori che per l’impegno politico delle Nazioni Unite. Non si sta parlando di peacekeeping: un altro discorso, per questo i caschi blu ci sanno fare. Ora, che alcuni contingenti abbiano addirittura preso accordi con Hezbollah, se ne può discutere. Del tipo: «Io faccio finta di non vedere. Tu fai quello che vuoi, passa con le armi nel bagagliaio, basta che non mi tocchi i soldati». Plausibile, ma forse un po’ troppo romanzato. È una psicosi, appunto. La realtà è che Hezbollah è riuscita in quel che promette da sempre: governare il Paese, facendosi carico anche delle istanze non islamiche. Alla faccia di Israele, ma anche di Unifil. Perché il Partito di Dio è al governo per merito di voti transconfessionali. Ed è certo che non abbia avuto bisogno di razzi per vincere. Poi, se si vuole discutere dei suoi precedenti di sangue, che di terrorismo Nasrallah, Mughniyeh & Co. ne hanno fatto, la parola è concessa. Ma il Libano non è la prima democrazia mediorientale sorta da una lotta armata e senza guantoni.
23 Aprile 2012