La cerimonia, nel dicembre del 2007, fu solenne. Accolto in pompa magna dal cardinale Camillo Ruini, Nicolas Sarkozy prese possesso del titolo di Protocanonico d’onore del Capitolo della basilica di San Giovanni in Laterano. La cerimonia sanciva la solida simpatia che la Santa Sede nutriva nei confronti di un presidente francese che, tra le altre, marcò una rupture anche rispetto al rigido principio della laicité francese, superata da una più includente “laicité positive”. Ad un cardinale francese di curia presente all’evento, il cronista domandò se lo stato civile dell’inquilino dell’Eliseo – divorziato due volte, all’epoca convivente con la nuova fiamma Carla Bruni – non creasse qualche problema. Il porporato sorrise, “ce n’est pas si grave…”, e sfilò via. Al Vaticano, insomma, Sarkozy non dispiaceva affatto.
Non mancavano, certo, le perplessità. La signora Bruni fu invitata a restare a Parigi tanto in occasione dell’udienza che il papa concesse a Sarkozy nel 2007 quanto, ormai coniugata, ma pur sempre con matrimonio civile, in quella del 2010. Questa seconda udienza, poi, era stata organizzata in tutta fretta dopo che, in un’Angelus estivo, le parole di Benedetto XVI erano state lette dall’Eliseo come una critica senza appello agli sgombri dei campi rom decisi da Parigi. Un esponente della curia romana, mons. Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio per la pastorale dei Migranti e degli Itineranti, già critico in Italia nei confronti delle politiche migratorie della Lega di governo, si spinse a ricordare che i rom, in passato, erano stati vittima di un olocausto. A settembre Marchetto si dimise “per raggiunti limiti di età”, a ottobre Sarkozy salì alla terza loggia del palazzo apostolico per una cordiale udienza con il papa. Le incomprensioni erano diradate.
Che la Santa Sede rispecchi i sentimenti della galassia cattolica d’Oltralpe, rimasta maggioritariamente vicina a Sarkozy anche nel momento della difficoltà, lo ha rilevato, del resto, un sondaggio condotto dal giornale francese La vie al primo turno delle presidenziali. Il 47% dei cattolici praticanti ha votato Sarkozy (una percentuale ben più alta del 26,9% della popolazione complessiva) e solo il 14% per Hollande (28,7% è il dato generale). Solo il 15% ha votato per Marine Le Pen (contro il 18,5% delle urne), mentre addirittura il 17% dei cattolici praticanti ha votato per il centrista Francois Bayrou, che è però arrivato ultimo con l’8,8% al primo turno. Ora per la Santa Sede si apre l’era di un socialista alla guida del paese che un tempo è stata fille ainée de l’Eglise. L’impegno a tornare ad una laicità senza concessioni, le aperture all’eutanasia e alle coppie gay sono altrettanti motivi di preoccupazione per il Vaticano. L’impegno per ridisegnare in chiave più sociale l’integrazione europea, però, controbilanciano le perplessità. E, soprattutto, il lealismo assicurato dalla segreteria di Stato del cardinale Tarcisio Bertone anche ai leader politici più distanti culturalmente, da Barack Obama a Raul Castro – per pescare due esempi peraltro molto diversi – spingerà con ogni probabilità la Santa Sede a cercare un canale di comunicazione anche con Francois Hollande. Tanto più che tra i porporati francesi in servizio a Roma non manca chi, come il cardinale Jean-Louis Tauran, non è privo di sensibilità progressista. Non mancherà, però, qualche rammarico per la dipartita di Sarkozy, Protochanoine de la basilique de Saint-Jean de Latran.