“Il Cev era il sindaco di Bologna senza averne la carica ed era il nostro primo tifoso”. Così Marco Di Vaio, capitano del Bologna Calcio, sulla scomparsa di Maurizio Cevenini, figura di spicco del Pd bolognese ma, ancor prima, tifoso bipartisan e sportivo puro su tutte le superfici.
Posto fisso in tribuna al Dall’Ara, spesso fotografato insieme all’altro ultrà Gianni Morandi, sempre presente alle riunioni del club dei tifosi rossoblù, assiduo frequentatore dell’Unipol Arena per la Virtus Bologna e pure testimonial della squadra di softball Blue Girls. Altre volte era sceso in campo in prima persona come quando si improvvisò speaker di basket in occasione di un derby giocato alla Fiera con le vecchie glorie della pallacanestro bolognese, per poi lanciare, nel 1995, la Nazionale calcistica dei consiglieri, con tanto di archivio foto dedicato sul suo sito ufficiale.
In città scorrazzava a bordo di una Smart bianca infarcita di gagliardetti e adesivi rossoblù, colori che spesso ricorrevano su sciarpe e cravatte indossate nella vita di tutti i giorni. Sotto le Due Torri il Cev era considerato a metà tra sindaco e presidente, una rassicurante figura di garanzia dello sport locale.
Non solo la politica, non solo il record italiano di cerimonie nuziali (ben 4000). Cevenini fu tra i pochi esponenti pubblici a prendere le difese del Bologna calcio quando i rossoblù finirono nel ciclone Calciopoli, con annessa retrocessione. Tra i pochi anche a dialogare con la tifoseria dell’altra grande realtà cestistica cittadina, quella Fortitudo che nei confronti della Virtus ha gli stessi sentimenti che si respirano ad un derby Roma-Lazio.
Cresciuto tra il circolo Arci e il bar Ciccio, il consigliere regionale del Pd era uno di quelli che conoscevano a menadito formazioni, tattiche e statistiche del Bologna degli ultimi decenni. Uno dei pochi politici che, non solo grazie allo sport, riusciva ancora ad unire ed esaltare una platea trasversale di elettori-tifosi.