La crisi ha ormai assunto anche la forma della contrazione della mobilità, se è vero che nell’ultimo quadrimeste si è verificato un calo dei consumi di benzina e gasolio del 10,6%. Eppure, e lo scrivevamo qualche giorno fa, nelle nostre metropoli ci si muove ormai a 15 km/h, 7 all’ora di punta: come tre secoli fa.
E’ però qui, nel momento di massima difficoltà, che la crisi rivela una seconda natura: quella di preziosa opportunità. E’ proprio di fronte all’incepparsi di un sistema che è possibile ripensarne a fondo il funzionamento: e il sistema della mobilità non fa eccezione. La crisi rappresenta però un’opportunità solo potenzialmente.
Perché si traduca in atto occorre, da una parte, una politica che la governi non appiattita sul fare cassa, ma capace di recuperare una progettualità di medio e lungo termine, promuovendo nuove tecnologie, ripensando la mobilità pubblica, o sostenendo le forme di innovazione che emergono dal sociale. Dall’altra occorre uno sforzo comune di revisione delle abitudini, di rinnovamento delle pratiche, di innovazione sociale e fantasia per inventare e promuovere nuovi modi di muoversi.
Occorre, in sostanza, una politica generativa.