Gran premio di Spagna, weekend di fuoco sull’asfalto. Vince Pastor Rafael Maldonado Motta: pilota venezuelano classe 1985, a bordo della Williams e al primo trionfo in Formula 1. Fin qui tutto bene, anzi benissimo. Il risultato stupisce gli addetti ai lavori, lascia l’amaro in bocca ad Alonso (secondo classificato), mentre il Venezuela scende in piazza a celebrare il suo campione in una vera e propria ebbrezza collettiva da trionfo nazionale.
Una favola bella iniziata da poco e già densa di soddisfazioni per il primo venezuelano ad aggiudicarsi una gara del Mondiale. Ma la luna di miele dura poco, giusto il tempo di una sbornia e via. “Che senso ha che la compagnia petrolifera statale Pdvsa spenda tanti milioni per sponsorizzare la Williams?”, chiede il quotidiano El Universal e con esso diversi osservatori e/o critici di Chavez. L’exploit di Maldonado, pilota talentuoso uscito da anni di gavetta, non poteva non avere alle spalle la longa manus del presidente, che del giovane sportivo è ormai alla stregua di uno zio.
Così entra in gioco PDVSA, colosso petrolifero statale del Venezuela, che poi, di petrolio, è il quinto maggiore esportatore al mondo. Pdvsa è un ente pubblico, miniera d’oro (nero) per il paese e banchetto succulento per chi governa, nonché unico e strategico lasciapassare per lo sbarco di Maldonado in Formula 1. Su caldo invito di Chavez, la compagnia petrolifera firma un accordo quinquennale con la Williams, staccando per quest’anno un assegno da 35 milioni di euro. Solo grazie ai petrodollari il pur bravo pilota (ha vinto in tutte categorie cui ha partecipato) è riuscito a sedere sulla monoposto della scuderia britannica.
“Nessuno ricorda che Pastor Maldonado costa alla Pdvsa 66 milioni di dollari l’anno”, chiosa oggi l’avvocato Yon Goicoechea, tra i principali oppositori di Chavez. Già accolto nella F1 con l’etichetta di “pilota pagante”, “ragazzo con la valigia” e “pupillo di Chavez”, Maldonado guida grazie ad uno sponsor che più pesante non si può. E oggi rischia di trasformarsi in un perfetto testimonial politico in vista delle elezioni presidenziali di ottobre quando Hugo Chavez, in sella al potere dal 1999, sfiderà ancora una volta le urne patrie.
La mossa di convogliare milioni pubblici in uno sport d’elite come la Formula Uno non è casuale e presto Chavez potrebbe passare all’incasso innalzando Maldonado a perno della sua cavalcata elettorale. Nel frattempo il leader si accontenta di chiamarlo (spessissimo, dicono) al telefono e tesserne le lodi via Twitter. “La cosa più probabile è che tra pochi giorni vedremo Maldonado in televisione a sostenere Chavez”, attacca Goicoechea, mentre il responsabile della campagna elettorale del presidente, Jorge Rodriguez, glissa: “quello di Pastor è il trionfo di tutti”. Se non proprio tutti, diciamo la maggioranza.