Gli uomini e le donne pensano diversamente, vivono diversamente e soprattutto, parlano lingue diverse, per cui comportamenti simili assumono per gli uni e per le altre significati opposti. Ma allora comunicare è impossibile? Assolutamente no, anzi: capirsi può diventare persino un gioco nel momento in cui si è coscienti delle diversità fra uomo e donna.
John Gray, da “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere”
Non sono una sociologa, una psicologa, ne tantomeno un’antropologa o un’esperta sulle differenze innate fra uomini e donne ma indubbiamente sono un’osservatrice.
Se fossi diventata madre prima, sarei stata sicuramente più brava in amore. Mi spiego meglio: essere la mamma di un maschio e di una femmina mi ha messo di fronte a una verità ineluttabile.
Gli uomini e le donne nascono già uomini e già donne, nascono cioè già in possesso di tutte quelle caratteristiche stereotipate che oltre alle oggettive differenze sessuali ce li fanno riconoscere come appartenenti ai due generi più in voga.
Parlo ovviamente per esperienza personale, senza nessuna velleità scientifica ma con una certa convinzione fortunatamente sostenuta, vedi sopra, da diversi studiosi.
Dico questo perché per tutta la mia vita da single mi sono arrovellata sul perché di determinati comportamenti dell’altro sesso o sul perché di determinati miei comportamenti che nemmeno io mi sapevo spiegare.
Perché le donne sono isteriche? Perché le donne sono umorali ma sensibili? Perché gli uomini non ascoltano le donne? E perché amano i motori, la velocità e il calcio?
Semplice, ora posso dirlo, nascono così.
La prima parola di mio figlio dopo mamma e papà è stato “ghio” che tradotta in italiano significa “giro”…che malinconia…lo ricordo ancora mentre girava e girava con la sua manina paffuta la ruota del passeggino, della macchinina, del triciclo, del girello…di tutto!
Già a tre mesi fissava estasiato la lavatrice che ghiava e ghiava senza sosta. Ora a quattro anni parla un’altra lingua, solo mio marito riesce a decifrarlo. Emette costantemente dei suoni come: pffft, scatiush, ratatatata, bang bang, ghghg ghghgh ghghg, tutututututu.
Sono i suoni delle battaglie feroci che fa combattere ai suoi personaggini di plastica che lottano in un costante divenire sul nostro tappeto.
Emma invece, tre anni, ruba le mie scarpe con il tacco e sciabatta per casa con le braccia ricoperte di “faccialetti” (braccialetti) e collane.
Balla e fa il pugnetto con la mano sotto alla bocca quando canta per mimare il microfono.
Ora, so cosa state pensando, ma vi giuro che mi sento di poter dire che non è colpa mia. Io non porto praticamente gioielli, leggo ai miei bambini solo grandi classici e libri selezionati con cura e gli ho sempre fatto vedere solo canali tv per bambini rigorosamente filtrati e censurati.
Sono stata attenta, lo giuro eppure eccoli lì, un omino e una donnina, fatti e finiti e già lo so: i pianti per le incomprensioni, per le liti, le schermaglie, per le cose non dette, per le cose non capite, che non capiranno mai.
Vorrei proteggerli da tutto e persino da loro stessi, perché lo so, la loro vita insieme agli altri uomini e alle altre donne sarà complicatissima, incomprensibile ma non posso spiegarglielo, non capirebbero.
Allora non mi rimane che fare la mamma e stargli vicino ed esserci sempre e ripetergli che il bello della vita è proprio questo: il mistero che ci divide, che non capiremo mai, che ci rende fatti l’uno per l’altra.