Trenta denariLa nave Rcs: gli armatori latitano, il comandante non si trova, gli ufficiali arringano

Grande mobilitazione in Via Solferino. Domani, tutti giornalisti del Corriere della Sera sono convocati per la presentazione del “giornale che verrà”,  tecnicamente una «conferenza di produzione» f...

Grande mobilitazione in Via Solferino. Domani, tutti giornalisti del Corriere della Sera sono convocati per la presentazione del “giornale che verrà”, tecnicamente una «conferenza di produzione» fortemente voluta dal direttore Ferruccio De Bortoli per dare la scossa a tutto l’equipaggio e trasmettere entusiasmo nel futuro digitale dell’informazione.

Verrà annunciato un nuovo piano editoriale? Non proprio, anche perché in mancanza di un amministratore delegato e di un nuovo piano industriale di gruppo che indichi obiettivi e strategie, sarebbe difficile impostare un piano editoriale di una singola unità. Eppure nella vacanza del ruolo di capoazienda e di sostanziale assenza di una chiara leadership nell’azionariato del gruppo Rcs, De Bortoli non vuole lasciar scorrere invano altro tempo prezioso, e pare inviterà tutti i giornalisti della testata a scrivere sul sito web del Corriere.

Tanta fretta è sentita anche dal consigliere ed ex presidente di Rcs Pier Gaetano Marchetti, secondo cui l’aministratore delegato «arriverà prestissimo». Le cronache riferiscono, però, che i grandi soci del Patto Rcs non riescono a mettersi d’accordo: c’è sempre qualcuno che storce il naso su questo o su quel nome. Una chance in più potrebbe averla l’a.d. di Microsoft Italia, Pietro Scott Jovane, ma anche qui non mancano perplessità. Ufficialmente, dice Marchetti, «l’a.d. lo sceglie il cda». Non sarà semplice visto che, in concreto, ognuno degli amministratori indipendenti dovrà in qualche modo riferire all’azionista che l’ha proposto, prima di sbilanciarsi in consiglio.

È passato un mese da quando all’a.d. uscente Antonello Perriccone è stato ufficializzato il benservito, peraltro in gestazione da molto più tempo, ma RcsMediaGroup è ancora senza capoazienda. Nella City si sorprenderebbero per l’assenza di un piano di successione, oltre che per molte altre evidenze di bilancio. A Milano si prende atto che ormai s’è perso anche un senso minimo di decoro per una società quotata in Borsa e per quel poco o tanto di risparmio che vi è investito. Protagonosti di questa operetta sono alcune le principali blue chip di Piazza Affari (Mediobanca, Fiat, Generali, Intesa Sanpaolo, etc.).

Twitter: @lorenzodilena

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club