http://www.youtube.com/watch?v=AaRTr7_PDk4
Nonostante mi si stracci il cuore a vedere esultare la squadra dei franchisti, non posso nascondere il mio entusiasmo per la vittoria di Josè Mourinho, uno dei pochi miti del calcio moderno.
Da interista ricordo tutto dei suoi giorni in Italia, ricordo la sua prima conferenza stampa quando si presentò con il suo “non sono un pirla”. Ricordo il primo battibecco con Lo Monaco “Se la gente vuole diventare famosa parlando di me, mi deve pagare.”
Ricordo lo sfottò più doloroso che un uomo abbia mai creato “ZERO TITULI”.
Ricordo l’offesa di prostituzione intellettuale rivolta ai giornalisti italiani, ricordo le cannonate verso la Juve: “L’area di rigore della Juventus è di 25 metri”
Ricordo la cattiveria verso i cugini milanisti: “Nella storia della Champions c’è un solo club e un solo allenatore che erano sul tre a zero e hanno perso la finale”
Ricordo la stima per Maicon: “il terzino più forte del mondo. Non so neanche chi sia il secondo, perché c’è troppa distanza” ma soprattutto l’abbraccio dopo il goal in fuorigioco contro il Siena (l’unico episodio che juventini e milanisti hanno stampato in mente dell’era Mourinho).
Ricordo l’avversione per Ranieri: “Dopo 5 anni ha imparato a dire good morning”.
Ricordo la sua dedica a Ibra dopo la vittoria contro il Barcellona: “Questa finale la dedico a qualcuno che adesso sta di là e vorrebbe stare qua!”
Ricordo l’abbraccio con Materazzi in lacrime, testimonianza del suo amore per l’Inter: “Io sono interista, non pseudointerista!”.
Ricordo il suo coraggio dentro e fuori dal campo: “Qualcuno deve difendere la mia squadra, se nessuno lo fa, lo devo fare io.”
Complimenti Josè, mi raccomando torna presto…