Egregio prof. Monti,
Le scrivo una seconda breve missiva, a distanza di appena un paio di giorni dalla prima. Perchè curiosando nelle pagine del sito del Governo dedicate alla spending review (detta anche revisione strutturale della spesa, per chi ancora ama l’italiano), è balzata ai miei occhi di profanatore dei conti pubblici un clamoroso refuso. Ciò, speriamo, frutto di una svista dettata evidentemente dalla fretta di dare in pasto a cittadini e mezzi di comunicazione (detti mass media, per chi ama invece l’inglese) informazioni e cifre di peso e tali da generare copioso dibattito.
Ebbene, tra le cinque anomalie di sistema citate nella pagina, viene scritto che “negli ultimi vent’anni, ad esempio, la spesa sanitaria in rapporto al Pil è aumentata passando dal 32,3 per cento al 37 per cento”. Ciò significherebbe che la spesa nominale per la sanità ammonterebbe nel nostro Paese a poco meno di 590 miliardi di euro. Si tratta di una cifra enorme, corrispondente alla somma della spesa che Francia e Germania mettono sul piatto per curare i rispettivi cittadini. In realtà, egregio Prof. Monti, come peraltro è stato recentemente riportato nel DEF elaborato dai suoi tecnici, la spesa sanitaria è stata, nel 2011, pari a 112,039 miliardi di euro, equivalenti al 7,1 per cento del Pil italiano. Le dirò di più Prof. Monti: detta spesa ha subito un decremento, rispetto al 2010, di ben 0,7 miliardi di euro, mentre le spese per il personale sono cresciute, nello stesso periodo, da 36,618 a 37,526 miliardi di euro. Ecco dunque un fronte, quello delle spese per il personale impiegato in sanità, verso cui potrebbe essere orientato il lavoro dei super consulenti di cui Lei ha deciso di avvalersi. Sempre che qualcuno sarà in grado di leggere e scremare le centinaia di migliaia di segnalazioni che giungeranno attraverso il sistema di “democrazia partecipata” messo in piedi dal suo Governo con indubbia solerzia.
5 Maggio 2012