Egregio Prof. Umberto Veronesi,
Le scrivo questa mia, pur consapevole che mi costa tanto. In termini sentimentali. Perché va indirettamente a rimestare quel groviglio di emozioni, che faticosamente sto cercando di sciogliere e rimettere in fila dopo la recente scomparsa di mia madre.
Ebbene nelle scorse settimane, per almeno due volte, trovo del materiale pubblicitario targato Fondazione Umberto Veronesi nella cassetta della posta. Con esso vengo invitato a devolvere il 5 per mille, nonché a effettuare una donazione a favore della Fondazione stessa. Nulla di male, si dirà. Certo, a parte il fatto che ciò accade, per giunta anche a mia moglie, senza che né io né la mia consorte avessimo mai fornito alla Sua organizzazione l’indirizzo del nostro attuale domicilio.
Ieri invece si materializza sul mio cellulare un sms che contiene un numero. Penso ad un codice per partecipare ad una estrazione on line, dove è certa la non vittoria. Invece si tratta di un messaggio proveniente dallo IEO, da Lei fondato. Anche in questa occasione vengo sollecitato a destinare il 5 per mille. Nulla di male, anche in questo caso.
Mi sorge però un dubbio: come è possibile che lo IEO abbia il mio numero di telefonia mobile? Forse l’ho indicato all’atto della prenotazione di una visita per mia madre, rivelatasi peraltro inutile. Se così fosse, però, non ricordo di aver mai dato alcuna autorizzazione all’utilizzo del mio numero per comunicazioni “promozionali”.
Sa Professore, non si gioca con la privacy. Se è andata come penso, sarebbe come se io utilizzassi i cellulari e gli indirizzi degli imprenditori terremotati che mi chiedono aiuto per “vendere” loro, tra qualche settimana, una buona causa promossa dall’organizzazione per la quale lavoro.
Professor Veronesi, bisogna soprattutto stare attenti a toccare le corde del dolore della gente. Perché, come è accaduto a me, le persone si possono arrabbiare. E possono anche decidere di andare fino in fondo a questa storia, degna di un Paese anormale in cui viene concesso di violare bellamente privacy e dolore.
Ed allora Le do innanzitutto un vivo, ma amichevole consiglio: dia una regolata alla Sua macchina da guerra, a caccia di donazioni e devoluzioni del 5 per mille e che sputa da settimane in ogni direzione migliaia di lettere, sms, spot in rete, in tv.
In secondo luogo e considerata la mia proverbiale curiosità, uso tale occasione, per chiederLe: quale è la cifra esatta di quanto, tra IEO e Fondazione, è stato speso quest’anno per le poderose campagne di comunicazione sul 5 per mille? È un dato importante, sa: perché se disgraziatamente dovesse emergere che, come accade per altre organizzazioni simili alle Sue, l’esborso è superiore all’incasso dal 5 per mille (che per la Sua fondazione si aggira sui 400 mila euro), sarebbe un brutto colpo. Mica per Lei e la Sua inossidabile credibilità. Bensì per le migliaia di malati che pendono dalle Sue labbra e sono certi che il 5 per mille non venga speso per costose campagne comunicative, ma soprattutto per fare ricerca.
p.s. : continuerò a destinare, come faccio da anni, il 5 per mille alla Sua Fondazione, senza aver bisogno di ulteriori “sollecitazioni”.