In questo post affronteremo la differenza tra salute mentale e malattia. L’idea comune vuole che dallo psicologo ci vadano i matti. Questa idea è talmente radicata che le persone spesso non si trovano a loro agio nel dire che stanno andando da uno psicologo, come se questo potesse avere ripercussioni sulla loro immagine sociale. Voglio dire, nessuno si sognerebbe di pensare a cosa sta pensando l’altro se gli dicessi che sto andando da un dentista. Invece molti pensano che l’altro potrebbe pensare ‘male’ di noi se sapesse che stiamo andando da uno psicologo.
Il pensiero automatico è l’associazione tra l’andare da uno psicologo e pensare che ci sia qualcosa che non va.
Credo che dovremmo iniziare a sfatare questo mito con alcune obiezioni:
- Come abbiamo detto, una persona che si rivolge ad uno psicologo non necessariamente è una persona con problemi mentali. Talvolta è semplicemente una persona che si trova in una fase della propria vita nella quale è necessario fare un punto. Talvolta si tratta di periodi complessi della propria storia personale (lutti, separazioni, grossi cambiamenti…) che non permettono di vivere serenamente e risultano ostacolo per il futuro. Talvolta, però, l’insorgenza del problema sembra non essere legata a nulla di diverso da ciò che facevamo di solito, e questo spaventa, disorienta, fa pensare che la causa del malessere possa essere grave, possa essere l’esordio di qualcosa di molto serio. A volte questa stessa paura atterrisce più del sintomo stesso e ci porta ad essere ostaggio di entrambi: del sintomo e della paura. Tra queste paure possiamo mettere anche quella che le persone ci considerino matti, etichettandoci e isolandoci.
- Questo ultimo punto può innescare un cortocircuito potenzialmente pericoloso: la paura dell’isolamento può portare a negare il fatto di percepire un problema, e spingerci a trascurarlo o ignorarlo. C’è il rischio così di un aggravamento che, mettendo ancora più timore, rende la soluzione apparentemente sempre più lontana e difficile. In questo senso un punto di vista esterno può spezzare il circolo vizioso permettendo di vedere da una prospettiva più obiettiva la situazione.
- Non penso che il confronto con l’altro sia mai una cosa sbagliata. Se l’altro è anche qualificato e viene da anni di studio, il confronto può produrre risultati molto buoni.
- La maggiore obiezione che mi viene in mente è, però, una delle premesse della mia impostazione personale e lavorativa.Credo, come disse Seneca, che l’uomo sia un animale sociale e che sia inserito in una serie di relazioni, significative e non, che lo forgiano e che lo plasmano. Data questa premessa non ha senso dire che una persona è matta semplicemente perché equivarrebbe a considerarla come una realtà a se stante ed isolata. Se accettate le mie premesse, dovreste condividere anche le conclusioni: più che considerare la persona come malata possiamo al massimo parlare di relazioni alterate. Possiamo discutere poi di come queste alterazioni nelle relazioni si riflettano sulla singola persona.
Come al solito vi lascio con più domande che risposte ma l’arte del dubbio è una delle arti che più mi affascinano. Su alcune tematiche ovviamente, data l’ampiezza, torneremo a parlare.
A presto…
Fabrizio
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