La tipa nella foto sono io, il tipo Mauro Moretti amministratore delegato di Fs Italiane. Il divano in pelle rossa è quello del salottino FrecciaClub della nuova stazione ferroviaria di Roma Tiburtina.
Questi dettagli, irrilevanti, per spiegare la cornice.Il quadro, invece, è il contenuto di una giornata passata a capire come funzionano attività, tecnologie e regole del sistema di trasporto ferroviario nostrano.
Come influencer della rete sono stata invitata insieme ad altri colleghi a visitare il mondo dei treni, quello che non traspare. A esser sincera ho accettato di partecipare solo per non lasciarmi sfuggire l’occasione di dialogare con i responsabili e sottolineare che il sistema ferroviario regionale è messo male. I vagoni sono vecchi, sporchi e per giunta la puntualità non è garantita. Mi aspettavo di trovare dei muri umani caratterizzati da odiosa saccenteria, eppure non è stato così. Detto ciò i problemi ci sono, sono molti e non credo li risolveranno nel giro di qualche mese.
Sulle ferrovie si scrive di tutto ma personalmente non ero a conoscenza della problematica dei treni con graffiti, il cui costo per rimuoverli si aggira attorno ai 3 milioni di euro annui, l’80 % della manutenzione straordinaria, solo per la regione Lazio. Una bella cifra, soprattutto in tempi di freno a mano tirato per l’intero sistema-Italia.
Per qualcuno il graffitismo (e il contorno della sfida) è una forma artistica tramite cui esprimere la propria creatività. Va bene, ma grava sulle tasche di noi contribuenti. Per ripulire una sola parete di un treno impiegano 4 persone per un’ora, da moltiplicare per la superficie imbrattata. Il lavoro è armarsi di santa pazienza, tuta e mascherina al fine di rimuovere le scritte con solventi chimici, spugna e getti d’acqua. Le acque vanno poi depurate affinché non impattino sull’ambiente.
Non finisce qui. A furia di eliminare i graffiti quotidiani, i materiali del treno si rovinano al punto tale da poterne potenzialmente compromettere la sicurezza. Ad esempio, le guarnizioni in gomma che circondano i finestrini non hanno le caratteristiche fisiche per resistere più di tanto alle aggressioni chimiche. Oppure il circuito elettrico che sta sotto il tondino di apertura centralizzata delle porte. La maggior parte delle volte quando si trova l’avviso di usare l’uscita successiva è per questo motivo. Dulcis in fundo alcuni tipi di spray non possono essere rimossi e se impiegati per firmare il vetro del macchinista ferroviario c’è solo da provvedere alla sostituzione. Soldi che vanno via.
Per difendersi da tali forme artistiche applicano speciali pellicole come rivestimento treni, purtroppo i solventi adoperati per rimuovere i graffiti a lungo andare danneggiano anche le pellicole. Altro sciupio di soldi. In Puglia hanno provato con l’ esperimento di uno “spazio materiale espressivo”, ovvero lasciare ai writer 10 stazioni. È andata bene per un mese, ora sono ai problemi di sempre.
A ciò vanno aggiunti atti vandalici più feroci come il danneggiamento degli interni. 12 mila le foderine cambiate ai sedili, 11 mila i braccioli sostituiti nell’ultimo anno sulle carrozze laziali. Ulteriore “moda trenaiola” quella delle azioni di manomissione dei bagni. Va per la maggiore gettare nei wc lattine tagliate delle bevande, interi rotoli di carta igienica o assorbenti igienici femminili. Mentre, tanto per facilitare il lavoro degli addetti alle pulizie, qualcuno lascia come ricordo del proprio passaggio preservativi usati e biancheria intima.
Sia chiaro questo denaro potrebbe essere investito in altro. Soluzioni? Durante l’incontro con Moretti, durato più di un’ora, è stato messo l’accento anche sui graffiti. Sono state proposte campagne di sensibilizzazione differenti da quelle di scarso successo attuate finora. Campagne che puntino sull’informazione fatta di cifre e numeri per scuotere le coscienze.
Si faranno? Vedremo. Personalmente ho avanzato l’ipotesi dell’aggiunta di una sorta di campagna premio: chi aiuta a denunciare gli atti di vandalismo potrebbe ricevere in omaggio un biglietto da viaggio. Non è piaciuta. Eppure, sono convinta non sia male. È lo stesso principio che alcuni paesi sfruttano per farsi riconsegnare, ad esempio, le bottiglie di vetro. Basta inserirle in una macchinetta e si hanno in cambio monete. Uno spicciolo do ut des.
W l’Italia
P.S Un ringraziamento a Giovanni Scrofani per la foto