Come il 99% delle donne sulla faccia della Terra non mi sono mai piaciuta veramente. Non mi lamento quasi mai, mi rendo conto perfettamente che i problemi sono altri, ma quando si avvicina la prova costume tutte le mie solide certezze da intellettuale per cui l’aspetto estetico non conta (tutti d’accordo, no?!), vengono meno: la cultura si scioglie come neve al sole di fronte alla drammaticità cellulitica delle cosce approssimative.
Quando poi ti dicono “Stai benissimo dai, tieni conto che hai anche avuto due figli” che tradotto in italiano significa “Sei da buttare, se anche io dopo la gravidanza divento come te mi sparo un colpo”, è difficilissimo fare quella che se ne frega perché certe cose non contano più.
Insomma, voler essere carina è un diritto, ma non è facile, anche adesso, proprio ora, mentre vi scrivo, sento che il frigo mi chiama con la sua voce flautata, con il suo cantico delle Sirene e so già che il nostro è un appuntamento obbligato, posso rimandarlo, ma poi cederò e di cioccolato perirò.
Sono a dieta da quando ho memoria, solo il fatto di dirlo mi fa sentire meno grassa e sulla buona strada, forse sono inconsciamente convinta che ripeterselo come un mantra (“sono a dieta, sono a dieta, sono a dieta”) mi farà dimagrire sul serio.
Ho sempre adottato questa tecnica anche con lo sport, li ho praticati tutti “in teoria”, cioè mi sono sempre iscritta a corsi di qualsiasi cosa, da spinning a equitazione, da volano a freccette, da ginnastica ritmica a nuoto sincronizzato, senza però frequentare mai una lezione: il solo fatto di essere iscritta mi dava sicurezza, mi faceva sentire bene e in forma. Dopo anni e anni di tentativi, posso garantirvi che purtroppo gli effetti benefici dello sport sul fisico non funzionano per osmosi.
Non parliamo dei soldi che ho buttato per questi esperimenti…forse il nodo è proprio lì, pagare per iscrivermi mi dava l’illusione di aver comprato un risultato, ma è inutile rimuginare, ormai è andata così.
In questo decennio a dieta le ho provate tutte: ipocalorica, dissociata, personalizzata, senza verdura, senza carne, senza formaggi, senza niente…poi è arrivata la Zona. Con la dieta a Zona è stato amore a prima vista, parliamo di circa dieci anni fa. Io da brava pionera dei metodi dimagranti avevo intravisto una possibilità in quel tentativo insulinico e rivoluzionario di cambiare le carte in tavola, non più “non mangiare e basta” ma “mangiare bene facendo attenzione ai nutrienti”, avevo letto diligentemente tutti i libri, anche in questo caso con la speranza di “dimagrire per l’impegno dimostrato”.
So che adesso la dieta Zona si è evoluta, è piena di ricette gustose e golose adatte al palato italiano, ma ai miei tempi per prepararmi la colazione “in zona” dovevo svegliarmi alle cinque ed il risultato era sempre qualcosa di atroce a metà fra il becchime di un passero e il Ciappi del cane. Mi ricordo una cosa del tipo: frittata con solo il bianco dell’uovo con un po’ di prosciutto sgrassato, due mandorle e tre olive nere…una tristezza…in più in quel periodo avevo tentato davvero il taglio alla Kelly di Beverly Hills…un fungo atomico arruffato e indomabile.
Quest’anno, vista la brava pecora che sono, è toccato alla Ducan e anche in questo caso c’ho tenuto a iniziare alla grande.
Prima ho ascoltato le testimonianze di chi c’era dentro, poi ho letto tutto il libro con tanto di matita alla mano per poter sottolineare i punti salienti, poi mi sono iscritta sul sito, pagando pure, e per finire, ho perfino acquistato quasi tutti i prodotti della linea Ducan.
Pronta ai blocchi di partenza e con la complicità della prova costume alle costole, invece di mollare come sempre, ecco che incredibilmente ho fatto la Ducan.
Sono passata indenne attraverso la cosidetta “fase di attacco” in cui si mangiano solo proteine pure, ho superato caparbiamente “la fase di crociera”, giorno dopo giorno, etto dopo etto, chilo dopo chilo, ho sofferto in silenzio di fronte ai carboidrati che non potevo possedere, ai bicchieri di vino che non mi hanno rallegrata, ai dolci…
Ho ingurgitato voracemente cucchiaiate di crusca d’avena (obbligatori durante la Ducan: due cucchiai al giorno per evitare la stitichezza) fino gonfiarmi, gonfiarmi e gonfiarmi come un pallone teso fino al punto che se mi fossi punta con un ago sarei esplosa in mille coriandoli, altro che aerofagia…
Ero lì, a un passo dal traguardo, e già sentivo i primi complimenti nell’aria, quelli che fai finta di non ascoltare ma che ti riempiono di orgoglio. Ero sola, lanciata, cucinavo “fake plumcake Ducan” fatti di uova, dolcificante e crusca ogni giorno, mettevo il limone al posto dell’olio senza nemmeno accorgermene più, aggiungevo yoghurt magro al pollo asciutto e stopposo che ingurgitavo come fosse la più squisita delle pietanze, avevo guadagnato perfino la fase “del mantenimento” e poi è successo.
Se ci ripenso mi viene ancora la pelle d’oca, era il 16 maggio appena trascorso, apro il giornale e leggo sul Corriere: “Pierre Dukan, il nutrizionista più famoso del momento, è stato radiato dall’Ordine dei medici. Il dietologo francese è l’«inventore» di una dieta di grande successo che negli ultimi tempi è stata seguita da numerose celebrità, tra cui la principessa Kate Middleton. Un regime iper-proteico in realtà molto controverso. Ma non si tratta di un provvedimento disciplinare partito dall’associazione. A chiedere la radiazione, il 19 aprile scorso, è stato lo stesso Dukan: una mossa che secondo i responsabili dell’Albo – che lo accusano di violare il codice deontologico, sospinto da avidità di denaro – punterebbe ad evitare i due procedimenti disciplinari nei suoi confronti. Ma le azioni disciplinari – ha già fatto sapere il presidente dell’Ordine di Parigi, Irene Kahn-Bensaude – non saranno comunque sospese perchè precedenti alla radiazione”.
Pierre, ma come hai potuto? Avido?! Con quel faccino?
Tra noi è tutto finito. Mi hai fatto male, in me si è spezzato qualcosa, addio, addio per sempre.
Una cosa però: tieniti pure i chili che ti ho dato, non li rivoglio più!
…non te la prendere, secondo me l’anno prossimo di questi tempi facciamo pace di nuovo.