Il BureauFrancia – Ucraina e il trattato sugli animali

di Simon F. Di Rupo LA TRAMA Sì, è l’europeo della crisi e noi del Bureau ci stiamo giocando non poco; ma che un nubifragio epocale si accanisse su Donetzk pretendendo il ritardo di un’ora della pa...

di Simon F. Di Rupo

LA TRAMA
Sì, è l’europeo della crisi e noi del Bureau ci stiamo giocando non poco; ma che un nubifragio epocale si accanisse su Donetzk pretendendo il ritardo di un’ora della partita e, con ogni probabilità, una risistemazione etica delle sorti umane, non ce lo si poteva immaginare. L’Agnello però non si è visto, ma chi non lo capisce? Non è periodo per essere animali sacri da quelle parti. Quando l’economia regna, e quando il calcio fa economia dei suoi migliori aspetti, finalmente è il dio a tuonare sbattendo i pugni contro la Terra. Il 2 – 0 scaturito in 5 minuti ad opera di Menez e Cabaye dopo il 53esimo minuto non riesce a superare in intensità il grande ruolo della filosofia e della teologia ai fini del risultato. Una Francia in versione Descartes non è andata oltre al pareggio contro l’empirismo inglese della prima gara. Ci voleva una Francia in versione Condillac, acerrimo nemico della visione cartesiana dell’animale come macchina, per punire a dovere gli ucraini e il terribile sacrilegio contro i cani e i gatti che tutti conosciamo. Dio, o chi per lui (Anubi, a questo punto?) ha sposato in pieno il sensismo del Trattato sugli animali (1755) secondo cui sì “le circostanze comandano le bestie” e “l’uomo invece è padrone di giudicare le circostanze ed è libero”, ma “se le bestie sentono, sentono come noi”. Risultato? Apriti cielo, piovi nubifragio, 2 a 0 e il bastardo sei tu che lo uccidi.Mon dieu, se la Francia continua con Condillac e si rilegge in chiave tattica Il trattato sulle sensazioni (1754), la sensazione sarà sempre la solita: quella di una squadra niente affatto divertente, seppur dotata di giocatori di rilievo internazionale, che ti arriva alla fine del torneo senza lodi né infamie, e rischia di vincerlo; sempre se non si commette l’errore di tornare a Descartes.

Scena madre
Collovati che riesce a fare incazzare così tanto Gianni Bezzi da strappargli la prima parolaccia (quasi bestemmia) della sua vita per avergli quasi azzerato il cronometro. Dopotutto non è solo colpa del solito Collovati, cretino di prima classe: anche la schermata di tutto il secondo tempo non si è degnata di dirci a quanto ammontassero i minuti. Il tempo dell’Apocalisse non vuole orologi, facciamo che non è stato un problema Rai Sport.

Man of the match
Nasri, perché tiene il sedere all’infuori mentre calcia e un paese omofobo come il nostro non può permettersi trequartisti così sfrontati. Mettiamo direttamente Montolivo con il beneficio del dubbio.

RVSP
É. B. de Condillac, Trattato sugli animali, , Opere, UTET, Torino, 1976, pp. 582-584, 664-665, 667-669)

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